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BERNACredit Suisse, la FINMA poteva intervenire. Ma non l'ha fatto.

21.04.24 - 12:50
Un rapporto del Consiglio federale rivela che l'autorità di vigilanza non ha sfruttato il proprio margine di manovra.
TiPress
Fonte SonntagsZeitung
Credit Suisse, la FINMA poteva intervenire. Ma non l'ha fatto.
Un rapporto del Consiglio federale rivela che l'autorità di vigilanza non ha sfruttato il proprio margine di manovra.

BERNA - Sul caso Credit Suisse, la presidente dell'Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA), Marlene Amstad, lo ha ribadito più volte: «Dove vi sono stati margini, abbiamo agito», ha sottolineato in un'intervista ai giornali CH-Media. Sulla SonntagsZeitung, ancora: «Con Credit Suisse abbiamo incontrato limiti legali che non ci hanno permesso margine d'azione».

Queste affermazioni, come dimostra il rapporto "Too big to fail" pubblicato la scorsa settimana dal Consiglio federale, non corrisponderebbero a verità.

Tre "livelli di escalation" - Nell'autunno del 2022, Credit Suisse era già gravemente compromessa. Aveva subito una perdita di 5 miliardi di franchi negli Stati Uniti con l'hedge fund Archegos. I clienti asiatici erano in tumulto perché avevano perso miliardi con i fondi Greensill. Inoltre, c'era un piano di risanamento, al quale nessuno credeva tranne la leadership della banca.

Le azioni di Credit Suisse stavano precipitando quando, il 1 ottobre 2022, il giornalista australiano David Taylor ha pubblicato un tweet che ha seminato il panico. Si diceva che una grande banca fosse sull'orlo del collasso. In breve tempo, i clienti della banca hanno ritirato 80 miliardi di franchi. Per casi del genere, c'era un piano di stabilizzazione, che secondo il rapporto "Too big to fail" serviva a «costringere» la leadership della banca a pensare a come affrontare le situazioni di crisi.

Inoltre, c'erano i cosiddetti piani di finanziamento contingente per Credit Suisse e le sue filiali, utili a garantire che la banca potesse reagire a situazioni di scarsità di liquidità e finanziamento.

Secondo il rapporto del Consiglio federale, sono previsti tre "livelli di escalation". Il livello più alto, il livello 3, doveva essere attivato quando i requisiti minimi di liquidità non venivano rispettati. «Nel caso di Credit Suisse, il livello di escalation 1 è stato attivato il 3 ottobre 2022, il livello 2 il 5 ottobre e il livello 3 l'1 novembre 2022», si legge nel rapporto.

Secondo quanto riportato dal rapporto del Consiglio federale, è successo quanto segue: su ordine della FINMA, è stato tenuto un "Liquidity-and-Funding-Call" giornaliero a partire dal raggiungimento del livello di escalation 1. «Durante le chiamate è emerso che la qualità dei dati e il contenuto informativo dei dati della banca erano spesso insufficienti. In particolare, le previsioni (...) non corrispondevano alla realtà e continuavano a minimizzare il corso della crisi». L'1 novembre 2022, quando è stato raggiunto il livello di escalation più alto, il livello 3, e avrebbe dovuto essere attivato il piano di stabilizzazione, non è successo nulla. Secondo il rapporto: «Il piano di stabilizzazione di Credit Suisse non è stato attivato».

La legge prevede che la direzione aziendale sia obbligata a prendere una decisione quando si raggiunge il livello di escalation 3: deve scegliere se attivare o meno il piano di stabilizzazione. «Nel caso di Credit Suisse, è emerso che nonostante il soddisfacimento dei requisiti formali, la direzione della banca non era disposta ad attivarlo».

Le conseguenze giuridiche di questo rifiuto non sono esplicitamente regolate dalla legge, scrive il Consiglio federale. Tuttavia, la FINMA poteva fare affidamento sulla clausola generale dell'articolo 31 LFINMA che stabilisce, in caso di irregolarità, la possibilità di intervenire per «ripristinare la situazione conforme mediante il consueto processo di vigilanza, nel quadro di accertamenti o tramite un procedimento di enforcement». «Questo potrebbe includere anche l'attivazione del piano di stabilizzazione o l'ordine di eseguire una misura prevista nel piano di stabilizzazione», si legge nel rapporto del Consiglio federale. Ma: «Nel caso di Credit Suisse, la FINMA ha rinunciato ad ordinare l'attivazione del piano di stabilizzazione».

Rifiuto di attuare la legge - Quando si tratta di una banca, la FINMA ha ulteriori competenze. L'articolo 26 della legge bancaria recita: «Può essere esercitata un'influenza sull'area direzionale della banca, impartendo istruzioni agli organi, revocando totali o parziali poteri di rappresentanza o sostituendola».

Se la FINMA avesse agito, si sarebbe evitata la sua acquisizione forzata? L'autorità di vigilanza si difende da queste speculazioni. Secondo il portavoce Vinzenz Mathys: «Per l'imposizione di misure di risanamento, le attuali competenze generali (articolo 31) non sono sufficienti».

In particolare, non sarebbero sufficienti per intervenire direttamente e significativamente nella strategia di un ente vigilato. Ad esempio, ordinando la vendita di parti dell'azienda. Per lo stesso motivo, l'emanazione di una misura preventiva contro la volontà della banca sarebbe stata «inutile». Per un intervento rapido ed efficace su questioni strategiche centrali e in situazioni di crisi, la certezza del diritto è indispensabile.

Marlene Amstad stessa però, aveva contraddetto tali affermazioni. Il 24 agosto 2022 aveva dichiarato su "Finanz und Wirtschaft": «Abbiamo strumenti efficaci e li utilizziamo».

«Minimizzazione» e «paura» - Sia per la professoressa di compliance Monika Roth, sia per il professore di finanza Marc Chesney, la versione della FINMA non sta in piedi. Secondo Roth, infatti, «non si sono sfruttate le competenze. Il motivo potrebbe essere stato la paura di una tempesta politica». Per Chesney: «La FINMA aveva già prima del 2022 il potere di revocare la licenza a una banca e sostituire il direttore amministrativo». Perché non l'ha fatto con Credit Suisse? «La FINMA e la Banca nazionale hanno minimizzato la situazione fino alla fine».

Resta da chiedersi come si giustifichi il fatto che Amstad e il CEO di Credit Suisse Ulrich Körner siano ancora in carica. UBS e FINMA non hanno commentato.

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