Il critico d'arte invita a mettere da parte le critiche: «Dobbiamo piangere i morti, ma cercare di salvare, quanto è più possibile, come malati, le opere d'arte»
ROMA - «Duecentonovantatré beni culturali colpiti solo nella zona più ristretta, di cui 50 gravemente danneggiati o crollati». Sono questi i primissimi dati forniti dal ministro italiano della cultura Dario Franceschini sui danni inferti dal terremoto al patrimonio dell'arte.
Franceschini quindi sottolinea: «È certamente un numero destinato a salire vista la vastità della zona colpita dal sisma». I dati, spiega in una conferenza stampa, arrivano dalle prime ricognizioni dei carabinieri del Comando per la tutela dei beni culturali che da ieri mattina sono operativi sui luoghi del disastro.
Sgarbi: «Questo è il momento di piangere. Distinguere le opere d'arte e le persone è una inutile crudeltà» - «Le opere d'arte, inermi, nella loro fragilità sono come persone, sono come donne e bambini, perché nella materia tramandano l'anima degli artisti, che in esse continuano a vivere», ha dichiarato intanto il critico d'arte italiano Vittorio Sgarbi in un comunicato stampa. «Vedere una chiesa sventrata, un dipinto sfregiato o una scultura in frantumi è come avere davanti la morte», prosegue.
Vita e arte per Sgarbi non sono da paragonare in questo momento che deve, per il critico, essere lasciato al dolore per la perdita, di una cosa come dell'altra. «E' vero - sottolinea - che la vita di un bambino vale tutta la Cappella Sistina, come scrisse Giovanni Testori, ma è altrettanto vero che la Cappella Sistina o un dipinto di Cola dell'Amatrice distrutti sono come una vita che se ne va e non è sostituibile. Per questo dobbiamo piangere i morti, ma cercare di salvare, quanto è più possibile, come malati, le opere d'arte. Distinguere le opere d'arte e le persone è una inutile crudeltà. Questo è comunque il momento di piangere. Le critiche non servono».