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OMOSESSUALITÀL'aspetto scientifico dell'omosessualità

30.01.10 - 15:07
Il dibattito in corso sull'omosessualità si concentra esclusivamente sugli aspetti sociali del fenomeno, escludendo qualsiasi dialogo sugli aspetti scientifici e sui possibili rimedi.
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L'aspetto scientifico dell'omosessualità
Il dibattito in corso sull'omosessualità si concentra esclusivamente sugli aspetti sociali del fenomeno, escludendo qualsiasi dialogo sugli aspetti scientifici e sui possibili rimedi.

Premetto che non ho nulla contro l'omosessualità in sé. Gli omosessuali devono poter condurre una vita normale senza maltrattamenti o discriminazioni. Naturalmente, essi devono riservare lo stesso rispetto per tutti coloro che non sono omosessuali. Sono tuttavia contrario ai matrimoni omosessuali e ancor meno al diritto all'adozione. Ritengo che i bambini non debbano essere sacrificati solo per appagare i desideri materni o paterni degli omosessuali. Questa è la mia posizione personale per quanto riguarda l'aspetto sociale del fenomeno.

Un ulteriore aspetto sociale del fenomeno, ruota attorno alla propaganda omosessuale che mira a conquistare un ruolo rilevante nel tessuto sociale occidentale, per poter godere di tutte le caratteristiche riservate finora esclusivamente alle coppie eterosessuali. La propaganda omosessuale, oltre ad avanzare tutta una serie di argomenti socialmente trendy, quali il progressismo, l'apertura mentale, l'evoluzione intellettuale, la tolleranza, il pluralismo, l'accettazione aprioristica del diverso, ecc., ha messo anche il veto ad ogni tentativo di affrontare il fenomeno sotto un profilo biologico e scientifico. La propaganda gay è riuscita perfino a condizionare l'Organizzazione Mondiale della Sanità, la quale è stata costretta a depennare l'omosessualità dalla categoria delle malattie per inserirla nella categoria dei semplici "disturbi".

La propaganda gay è riuscita pure a creare una psicosi sociale che condanna qualsiasi accostamento dell'omosessualità a una disfunzione di tipo biologico, escludendo la scienza da questo dibattito.

Sembra quasi che siamo finiti in un vortice oscurantista, che preclude qualsiasi dibattito di tipo razionalistico sul tema dell'omosessualità. Infatti, molti scienziati sono molto riluttanti ad addentrarsi in ricerche di questo tipo, perché coscienti di correre il rischio di essere tacciati come omofobi, razzisti e xenofobi dalle potenti lobby omosessuali.

Ritengo invece sia giusto e corretto poter discutere anche sugli aspetti scientifici della questione e a questo proposito vorrei riportare anche la timida ed esitante voce della scienza.

Alcuni ricercatori, tra cui il Prof. Ciro Basile Fasolo**, riassume le origini del fenomeno in tre teorie interpretative dell'omosessualità:

- Teorie di origine psichica

- Teorie di origine biologica e genetica

- Teorie eclettiche

Le teorie di origine psichica, si rifanno alla psicoanalisi di Freud e ai principi psicosociali e ambientali. Gli analisti freudiani sostengono che l’omosessualità dipenderebbe da un imperfetto superamento del complesso di Edipo e, quindi, dal rifiuto del proprio ruolo sessuale maschile o femminile. La teoria psicosociale sostiene invece che le cause dell'omosessualità sarebbero da ricercarsi all'interno della vita familiare e sociale del soggetto e che si riferiscono all'ostilità verso la madre, o al forte legame affettivo con la madre, o all'ostilità verso il padre o alle carenze della figura paterna.

Le teorie di origine biologica, ipotizzano invece un'origine genetica dell'omosessualità, ma non ci sono ancora prova definitive, tuttavia, alcuni studi su gemelli o coppie di fratelli/sorelle hanno evidenziato una componente genetica dell’omosessualità. Recentemente, però, un gruppo di studiosi è arrivato ad ottenere prove abbastanza concrete, mettendo in relazione alcuni esempi di omosessualità maschile con una striscia del DNA sul cromosoma X. Se la scoperta trovasse ulteriori conferme sarebbe possibile definire una base biologica dell’omosessualità e dell’orientamento sessuale in generale.

Le teorie eclettiche ipotizzano invece che non esisterebbe una sola causa, ma una serie di cause e concause che possono portare all’omosessualità. Le dinamiche affettive coi genitori, un fisico meno "maschile" o meno "femminile", una maggior tendenza all’introversione e alla chiusura nei riguardi dei rapporti con gli altri, un’eccessiva emotività e paura dell’altro -dove l’altro è il sesso opposto- una reale o presunta "menomazione" degli organi sessuali primari o secondari (timbro della voce, muscoli, e così via) possono portare all'omosessualità: questa dipende essenzialmente dalla difficoltà di interagire con l’altro sesso e dalla maggior facilità di ripiegarsi su sé stessi o a rivolgersi verso i propri simili, ossia verso persone del proprio sesso.

Sorge, a questo punto una domanda spontanea: "Se ci fosse una terapia che potrebbe riportare all'eterosessualità i soggetti omosessuali, questi ultimi si sottoporrebbero alla terapia normalizzatrice?"

Naturalmente la domanda è estremamente soggettiva e ognuno dovrebbe rispondere secondo le interpretazioni della situazione in cui si trova.

Ci sono tuttavia omosessuali che si sottopongono spontaneamente a terapie, per il momento solo psicologiche, per ritornare all'eterosessualità. Mi riferisco, per esempio, alle "terapie riparative".

Le terapie riparative hanno l’obiettivo di "far cambiare orientamento sessuale" a gay o lesbiche che vi si sottopongono, spingendoli verso un orientamento eterosessuale. Sfruttando la debolezza, l‘insicurezza e l’omofobia interiorizzata che porta a porsi domande come "perché sono gay o lesbica?", lo psicoterapeuta inizia un percorso volto a far cambiare l'orientamento sessuale al paziente. Solitamente coloro che si sottopongono a queste teorie sono persone che vivono una forte situazione di conflitto con la propria sessualità, dovuta al contesto culturale in cui vivono.

Comunque, a prescindere dall'efficacia di questa terapia e dalla sua presunta inattendibilità scientifica, confermata anche dal fatto che non è stata ritenuta accettata dalle scienze mediche e psicologiche ufficiali, il solo fatto che diversi omosessuali vi si sottopongano spontaneamente, dimostra la presenza di una volontà da parte di alcuni a voler cambiare il loro orientamento sessuale anomalo.

Se la scienza dovesse confermare l'origine genetica dell'omosessualità e fornisse anche i rimedi genetici per cambiare l'orientamento sessuale anomalo, come reagirebbe la comunità omosessuale?

Ma, al momento attuale, la domanda più importante da porre alle potenti lobby omosessuali è un'altra: "Perché si vuole oscurare la ricerca scientifica sull'omosessualità al punto da non voler nemmeno discutere dell'aspetto scientifico?"

** Il Prof. Ciro BASILE FASOLO  è Specialista in Andrologia dal 1980 e Perfezionato in Sessuologia Medica dal 1982. Ricercatore Universitario presso il Dipartimento di Psichiatria, Neurobiologia, Farmacologia e Biotecnologie, della Università di Pisa e svolge attività assistenziale nell'Ambulatorio di Sessuologia della U.O. di Medicina Interna I.

E' Autore di numerosi lavori e contributi  in Congressi, riviste nazionale e internazionali, in campo andrologico, sessuologico, psichiatrico e della comunicazione in salute.

Ha curato vari progetti educazionali per la Società Italiana di Andrologia e per importanti aziende come Pfizer, Takeda, GSK, Bayer, Lilly, curando lezioni frontali, role playing, kit di diapositive etc.

E' Autore del volume "La Comunicazione Medico-Paziente in Sessuologia": l'esperienza della Disfunzione Erettile, edito da Kurtis di Milano, gi distribuito in 50 mila copie.
 

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