"Il sesso è visto come negativo. Siamo prigionieri della morale cattolica"

BELLINZONA - In relazione allo scandalo che negli scorsi giorni ha travolto il presidente della Società Nuoto Bellinzona, accusato di abusi sessuali su minori, sono stati usati (anche a sproposito) i termini omosessualità e pedofilia. A tal punto che i due concetti sono spesso sembrati sullo stesso piano. Con Walter Beolchi, specialista in sessuologia, abbiamo cercato di fare un po’ di ordine e di capire la situazione.
Dottor Beolchi, nel caso specifico si parla di una presunta omosessualità nascosta. Tanto che l’uomo in questione avrebbe vissuto per anni con un’amica molto più anziana di lui (fino allo scorso anno, quando la donna è deceduta, ndr) semplicemente per mascherare il suo orientamento. Come è possibile che nel 2011 una persona sia ancora prigioniera dei propri gusti sessuali?
Premetto che non conosco i dettagli sul caso di Bellinzona. Siamo comunque condizionati dalla presenza della cultura e della morale cattolica nella nostra società.
Dunque?
La sessualità è vista come negativa, così come la masturbazione e l’omosessualità. In un simile contesto un omosessuale ha paura di esteriorizzare il proprio orientamento. Perché sa di essere additato. Il modello imperante è l’eterosessualità.
E come si passa alla pedofilia?
A furia di reprimere si può arrivare ad avere dei comportamenti degenerati. Soprattutto quando si ha a che fare con ambienti legati ai giovani e all’infanzia. Bisogna anche considerare che oggi, con internet e la tv, gli stimoli a sfondo sessuale si sono moltiplicati. E con essi anche le pulsioni.
Qual è dunque la molla che scatta nella testa della persona coinvolta?
Viviamo in un ambiente ristretto. Se uno dice che è omosessuale, il giorno dopo lo sa tutto il Ticino. Possibile che un personaggio di spicco voglia evitare di farlo sapere. Solo che tenendosi tutto dentro, le cose possono anche deteriorare. Fino ad arrivare al peggio.
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