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CANTONEIl denaro veniva portato "a mano" da Roma a Lugano e qui ripulito

18.06.15 - 20:42
La 'ndrangheta romana, lo spaccio di droga, il riciclaggio e il ruolo chiave del manager ticinese
tipress
Il denaro veniva portato "a mano" da Roma a Lugano e qui ripulito
La 'ndrangheta romana, lo spaccio di droga, il riciclaggio e il ruolo chiave del manager ticinese

LUGANO - La Guardia di Finanza ha inoltrato una richiesta di rogatoria alle autorità svizzere al fine di ottenere la documentazione necessaria alle indagini sulle attività di riciclaggio operate da una società luganese e da un istituto di credito di Lugano. Nell'operazione, come abbiamo già descritto, è coinvolto l'ingegnere Raffaele Tognacca di Bellinzona con domicilio a Lugano, ma da anni operativo in Italia in qualità di manager e in passato direttore generale di una grossa società che gestisce e sviluppa le attività legate alla produzione e alla commercializzazione di energia elettrica, vapore e gas.

Tognacca nel 2011 era stato candidato per il PLR alle elezioni per il Consiglio di Stato del Canton Ticino, ritirandosi poi a causa del coinvolgimento in una inchiesta per una truffa da 12 milioni di euro. Il ticinese avrebbe svolto attività di riciclaggio. In Ticino è amministratore unico e gerente di diverse società.

Come ci riferisce Teodoro Gallone, comandante della Guardia di Finanza di Ostia, in Ticino i soldi ricavati dal traffico delle sostanze stupefacenti arrivavano proprio per essere "lavati".

L'affare prevedeva l'importazione di grossi quantitativi di cocaina dal Sud America destinati alle piazze romane dello spaccio. I colletti bianchi tra cui il ticinese, sarebbero serviti per riciclare il denaro necessario al pagamento delle partite di droga.
La regia dell'operazione era affidata alla famiglia calabrese Tassone, da anni stabili a Roma, e affiliata alla 'ndrangheta. A quanto accertato dagli investigatori, il gruppo ha importato oltre mille chili di 'polvere bianca' in poco più di due anni. Per gli inquirenti sarebbe stato Cosimo Tassone, calabrese 46enne di Nardodipace, il promotore e organizzatore delle importazioni di cocaina dalla Colombia, Argentina e Brasile. "Il 75% di quello che passa, passa tramite me" si sarebbe vantato in una conversazione intercettata. L'organizzazione, che aveva la propria 'base operativa nella zona dei Castelli Romani, non esitava a ricorrere a minacce di morte e a violenze per far rispettare gli accordi sui pagamenti. Tra gli episodi anche una tentata estorsione da 600 mila euro. Nell'abitazione di uno degli arresti i finanzieri hanno trovato una pistola sotterrata in giardino.

Il denaro - Il denaro veniva portato 'a mano' da Roma a Lugano dove, tramite una casa di cambio, veniva ripulito trasformando la valuta in dollaro e poi, attraverso bonifici di piccolo taglio, trasferito in Brasile per il pagamento della droga. Un sistema con cui sarebbe stato inviato oltre 1,4 milioni di euro tra maggio e luglio 2014.

I metodi di trasporto erano quelli classici, ma le somme avrebbero raggiunto il Ticino anche tramite la complicità di personale diplomatico del Congo. "La prima esigenza dell'organizzazione era quella di portare il contante fuori dal confine italiano ci spiega il comandante Gallone - e questo avveniva attraverso personaggi diplomatici insospettabili, come alcuni rappresentanti diplomatici dell’ambasciata italiana del Congo, i quali generalmente erano soggetti a meno controlli. Altri metodi utilizzati erano quelli classici, dalle auto con doppi fondi, a mezzi e veicoli modificati per nascondere il danaro".

Il denaro “lavato” veniva quindi bonificato sul conto di un istituto di credito, sempre di Lugano e da qui partiva verso un altro istituto di credito di San Paolo. Presso la banca brasiliana, grazie ad alcuni prestanome e con la compiacenza del direttore dello stesso istituto, il contante veniva consegnato al capo del sodalizio criminale, fisicamente presente in Brasile, che, a sua volta, lo veicolava ai “fornitori” della partita di cocaina trattata.

"Forse per la prima volta - ha affermato il procuratore aggiunto Michele Prestipino, nel corso di una conferenza stampa - l'indagine ha consentito di ricostruire il flusso di denaro che da Roma, tramite la Svizzera, arrivava fino in Brasile". Per quanto riguarda l'organizzazione criminale, Prestipino ha precisato: "Si tratta di una cellula romana della 'Ndrangheta stabilizzata da tempo nella Capitale". Per gli inquirenti un "ruolo chiave" nelle investigazioni è stato rivestito proprio da Tognacca.

 

 

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