In un'abitazione a Tesserete sequestrate 116 piante di marijuana. Abbiamo intervistato lo spacciatore
TESSERETE - Marco* ci apre la porta di casa sua, a Tesserete, con aria tranquilla. Mostra il balcone, la camera: «Qui c'erano le prese delle lampade, qui i vasi delle talee». C'è ancora l'odore: da poco la Polizia cantonale ha portato via tutto. Il sequestro non è il primo: da ottobre 2014 a quest'estate Marco ne ha collezionati cinque, per un totale di 172 piantine sequestrate (116 solo nell'ultimo intervento), 612 talee, 1,5 kg di marijuana, 2 etti di hashisc e 50 grammi di estratto d'olio di canapa. L'inchiesta del Ministero pubblico è in corso; il 30enne cittadino svizzero è già stato condannato e multato in passato, ma non appare preoccupato. E accetta di rispondere alle domande di Tio.ch/20minuti.
Ci racconti il tuo rapporto con la canapa?
«È una cosa di famiglia. Mio padre ne faceva uso. Ho iniziato a spacciarla da ragazzo e, alcuni anni fa, a produrla. Per gli aspetti legati alla coltivazione ho sviluppato una passione e una certa competenza. Ci sono un sacco di cose da sapere, è un vero mestiere».
Un "mestiere" illegale però. Mai avuto scrupoli morali?
«Per niente. Alcol e tabacco fanno male alla salute, che differenza c'è? Ho sempre venduto un prodotto di qualità, apprezzato dal mercato».
Chi erano/sono i tuoi clienti-tipo?
«Di tutto. Dai tossicodipendenti ai professionisti. La domanda in Ticino è sempre vasta, anche se negli ultimi anni, dopo la modifica della legge, la qualità è molto peggiorata. I canapai sono rari»
E quanto rendono?
«Una coltivazione indoor come la mia, oggi, rende 4-5mila franchi al mese, dipende dalle stagioni».
Dopo 5 denunce e sequestri, non ti sei chiesto se ne vale la pena?
«Non lo faccio per i soldi. Per me è una questione di principio. Sono per la liberalizzazione totale della cannabis».
Ma per quello c'è il voto, la democrazia. Non pensi di avere esagerato?
«La legge farà il suo corso. Le conseguenze sociali, quelle sì, mi pesano».
Ossia?
«Vivo senza patente, senza cellulare da mesi, senza un impiego riconosciuto. Sono un emarginato. Con questo mestiere finisci col frequentare solo persone di un certo tipo, purtroppo. Finchè non arriva la polizia»
* nome noto alla redazione