I sindaci dei comuni di frontiera italiani sono preoccupati, meno i sindacati. Il sistema dei ristorni? "Funzionava, mentre adesso andiamo verso l'ignoto"
LAVENA PONTE TRESA - L'accordo parafato tra Italia e Svizzera riguardo alla tassazione dei lavoratori frontalieri non ha mancato di suscitare reazione nella zona di confine. Secondo Pietro Roncoroni, sindaco di Lavena Ponte Tresa e presidente dell’associazione dei Comuni italiani di frontiera, intervistato da La Prealpina, "in arrivo non c’è niente di bello. Per i frontalieri ci sarà un grande peggioramento. Certo, nell’immediato non accadrà nulla, ma in futuro verrà avviato uno split e ci sarà un peggioramento netto delle condizioni fiscali dei frontalieri, fino al raddoppio della tassazione".
La modifica della tassazione per i lavoratori italiani si ripercuoterà anche sulle aziende ticinesi, secondo Roncoroni: "Non posso pensare che per i frontalieri aumentino le tasse, senza garantire loro lo stesso stipendio di adesso. Loro pensano di no, ma il rischio c’è". Per il sindaco della località di frontiera, inoltre, il sistema attualmente in vigore dei ristorni funzionava bene, mentre ora "andiamo verso l’ignoto. A parole è garantito che il gettito verrà mantenuto come ora. Eppure siamo dubbiosi: sappiamo come funziona il meccanismo gestito dallo Stato italiano che annualmente rischierà di finire nel tritacarne delle leggi finanziarie".
I sindacati, invece, sono meno preoccupati: "Il problema principale" spiega Paolo Lenna d Cgil Varese "è capire in quanto tempo vogliono parificare il trattamento fiscale italiano con quello svizzero".