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CANTONE"Molte lavoratrici ticinesi hanno il terrore di restare incinte"

07.03.14 - 15:00
Lo sfogo di Linda Cortesi, giovane presidente del Gruppo Donne USS per la Svizzera italiana, in occasione della ricorrenza dell’8 marzo: "Quanta ipocrisia tra i datori di lavoro. Donne ingabbiate in un sistema che non funziona"
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"Molte lavoratrici ticinesi hanno il terrore di restare incinte"
Lo sfogo di Linda Cortesi, giovane presidente del Gruppo Donne USS per la Svizzera italiana, in occasione della ricorrenza dell’8 marzo: "Quanta ipocrisia tra i datori di lavoro. Donne ingabbiate in un sistema che non funziona"

BELLINZONA – “Le mimose? Quanta ipocrisia. Soprattutto tra i datori di lavoro”. Per Linda Cortesi, giovane presidente del Gruppo Donne dell’Unione Sindacale Svizzera Ticino e Moesano, la festa della donna dell’8 marzo sta perdendo ogni valore. È solo una ‘farsa’. E lo dice apertamente, senza usare giri di parole. Il suo è uno sfogo sincero, guidato dal cuore. Un cuore che sanguina di fronte a troppe ingiustizie. “Molte lavoratrici ticinesi hanno paura di restare incinte. Questa è la verità. Si ritrovano ingabbiate in un sistema che non funziona. Ecco perché nella giornata dell’8 marzo c’è poco da festeggiare e molto da riflettere”.

La sua è una denuncia forte. Crede che si possa cambiare qualcosa nell’immediato?

Il processo è lungo, non mi faccio illusioni. Però dobbiamo lottare. Succedono cose non normali, anche qui, nel nostro Ticino.

 

Ci spieghi…

Vi pare logico che una donna che resta incinta, ancora prima di partorire abbia già piazzato i figli in un asilo nido? C’è una pressione enorme. E non è un mistero che diversi datori di lavoro non ti assumono se manifesti il desiderio di diventare mamma. Certo, non te lo diranno mai apertamente, perché è illegale. Va detto che la donna non è tenuta per legge a esplicitare questa sua intenzione. Il disagio, in ogni caso, c’è.

 

Per la donna, una cosa naturale come fare un figlio rischia, dunque, di trasformarsi in un peso enorme…

In molti ambiti, il padrone ti fa sentire in colpa se aspetti un bambino e fa di tutto per metterti i bastoni tra le ruote, non concedendoti ad esempio di ridurre la percentuale di lavoro o di ricorrere a un periodo di congedo non pagato. Ne deriva il terrore di perdere il posto. Sono casi concreti di cui si sente parlare regolarmente.

 

Dove sta il problema?

Il mondo del lavoro è ancora troppo strutturato in un determinato modo. E cioè per il lavoratore a tempo pieno, che vuole fare carriera, senza interruzioni. Come se nella vita di una persona a contare fosse solo ciò che riguarda l’ambito professionale… Negli ultimi 15 anni le cose sono un po’ migliorate, ma non basta assolutamente. Bisognerebbe davvero e finalmente adattarsi alle esigenze concrete della società moderna.

 

Attualmente in Svizzera il grado di disparità salariale tra uomo e donna si aggira attorno al 23%. Come è possibile?

È possibile se ci si continua ad aggrappare a certe giustificazioni. Si pensa sempre che l’uomo possa arrivare a fare determinate cose e la donna no. Questa teoria è molto in voga, specialmente nell’industria. Poi c’è anche chi ritiene che i lavori tipicamente femminili debbano essere, per retaggio storico, remunerati meno. È il caso ad esempio delle maestre degli asili nido o di scuola dell’infanzia.

 

Apriamo una parentesi: una donna su tre in Europa è vittima di violenza.

Non è una parentesi, è tutto collegato. Se la società offrisse maggiori opportunità alle donne, ci sarebbe più coraggio nel denunciare certe cose. Pensate a una mamma casalinga che viene lasciata dal marito. Oggi si ritrova a dovere ricostruire la sua vita da zero e per lei è difficilissimo rientrare in un mondo professionale pensato unicamente al maschile. Alcune donne si siedono, soffrono in silenzio. Perché sanno che al di fuori di quella realtà, ne troverebbero un’altra ancora più difficile. La donna oggi è ancora troppo dipendente dall’uomo, sia economicamente, sia affettivamente. Per fortuna che un po’ in tutto il mondo adesso si sta reagendo al problema della violenza. Non bisogna più avere paura.

 

Lei è stata in prima linea anche in occasione della votazione sul finanziamento dell’aborto.

Sì. E sono contenta che le cose siano rimaste così come erano. Il tema dell’aborto è emblematico perché dimostra come la libertà della donna debba sempre essere messa in discussione. Personalmente soffro parecchio per questi continui attacchi. Ma, allo stesso tempo, mi sento spronata a continuare a combattere. In fondo le cose possono essere cambiate. Basterebbe avere la buona volontà da parte di tutti.

 

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