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CONFINE"Non dobbiamo smaltirle noi le terre all'arsenico"

20.09.13 - 12:31
L'amministratore della ditta che ha bloccato i lavori della ferrovia Stabio-Arcisate: "E’ la stazione appaltante che deve fare una apposita variante al progetto"
Ti-Press (archivio)
"Non dobbiamo smaltirle noi le terre all'arsenico"
L'amministratore della ditta che ha bloccato i lavori della ferrovia Stabio-Arcisate: "E’ la stazione appaltante che deve fare una apposita variante al progetto"

VARESE - La sua ditta, la ICS Grandi Lavori Spa, aveva vinto l'appalto per la costruzione della ferrovia. L'ingegnere Claudio Salini, spiega ora perché si sono fermati i lavori per la costruzione della ferrovia Stabio-Arcisate.

 

"Si è accertata una diffusa concentrazione di arsenico di origine naturale oltre i limiti imposti dalle vigenti norme - spiega Salini sul portale VareseNews -. Questa circostanza ha impedito di disporre di queste terre secondo le originarie previsioni".

 

L'ingegnere, inoltre, rispedisce al mittente le accuse di non voler sostenere i costi dello smaltimento per risparmiare: "E’ falso.I costi di smaltimento delle terre non sarebbero a nostro carico, ma a carico di Rfi. La necessità dello smaltimento delle terre da scavo è un problema sorto in fase di realizzazione dell’opera, ricordiamo infatti che il sito di cantiere era percorso da una linea ferroviaria in funzione".

 

Sarebbe inoltre la stazione appaltante a dover fare una variante al progetto e definire se vuole smaltire e ripartire con i lavori: "oppure risparmiare ed attendere per l’individuazione dei luoghi appropriati dove depositare le terre ed ottenere le necessarie autorizzazioni Amministrative dagli Enti preposti. Noi siamo gli esecutori".

 

Le ipotesi, per Salini, sono quindi due: "O smaltire le terre come rifiuti, ma è molto costoso. Oppure c’è un’altra soluzione più economica per Rfi, ma molto più onerosa per l’impresa a seguito dell’inattività del cantiere, il riutilizzo".

 

La differenza con l'andamento dei lavori in Svizzera l'ingegnere, infine, la giustifica così: "In Svizzera i quantitativi di terra in gioco sono un ventesimo di quelli del cantiere italiano, e comunque sono state smaltite. Poi c’è la burocrazia da loro è molto più snella e risponde ai problemi ed i contenziosi in tempo reale senza fermare il cantiere".

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