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SVIZZERANessun commercio dei beni culturali siriani

03.03.15 - 12:16
Nessun commercio dei beni culturali siriani

BERNA - Con ancora negli occhi le immagini delle distruzioni di reperti archeologici perpetrate dalle milizie islamiche, il Consiglio degli Stati ha approvato stamane, come già il Nazionale in dicembre, una mozione che chiede al Consiglio federale di vietare che la Svizzera diventi una piattaforma per lo smercio di beni culturali siriani e iracheni trafugati illegalmente da quelle regioni martoriate dalla guerra civile.

Come ricordato dal Consigliere federale Johann Schneider-Ammann, la Confederazione non è rimasta inattiva. Il 17 di dicembre scorso, due settimane dopo il voto del Nazionale, ha aggiunto il divieto di commercio per i beni culturali rubati o esportati illegalmente dalla Siria alla lista delle sanzioni già varate in precedenza contro questo Paese.

Una divieto simile è in vigore già da anni per l'Iraq, dove attualmente sono attive le milizie dello Stato islamico. Oltre alle distruzioni su vasta scala, sono noti scavi archeologici illegali sia in questo Paese che in Siria, i cui ricavi vengono utilizzati per il finanziamento delle attività terroristiche.

Il decreto federale del dicembre 2014, entrato in vigore immediatamente, proibisce l'importazione, l'esportazione, il transito, la vendita, la distribuzione, l'intermediazione e l'acquisto di beni culturali appartenenti al patrimonio culturale della Siria qualora si possa ragionevolmente sospettare che i beni siano stati rubati o esportati illegalmente da questo Paese.

A nome della commissione preparatoria, Géraldine Savary (PS/VD) ha detto che la mozione è stata adottata con un voto risicato. Benché tutti abbiano riconosciuto la necessità di agire, vi è opposizione per quanto riguarda la forma: una minoranza ha ritenuto infatti inutile legiferare dal momento che il problema è stato nel frattempo risolto dal Consiglio federale basandosi sulle competenze concesse dalla Legge sul trasferimento dei beni culturali.

La maggioranza crede tuttavia che vada lanciato un segnale politico, specie alla luce di quanto è stato possibile vedere su alcuni video girati da miliziani islamici, intenti a distruggere e saccheggiare reperti archeologici.

Per il "senatore" Felix Gutzwiller (PLR/ZH) sarebbe infatti difficile giustificare verso l'esterno un voto negativo odierno, benché il governo abbia già risposto nei fatti alla mozione. Le immagini che ci giungono da quella regione martoriata, tuttavia, ci spingono con forza a ribadire l'importanza di proteggere beni culturali dall'alto valore simbolico, ha spiegato.

Nel suo intervento, il ministro dell'economia, della formazione e della ricerca ha sottolineato che dal 2011 non sono state constatate importazioni illegali di beni trafugati dalla Siria o dall'Iraq.

Il ministro bernese ha anche ricordato che la Confederazione ha già individuato un luogo - come chiede la mozione - dove potrebbero essere conservati, sotto il controllo dell'UNESCO, beni culturali siriani e iracheni pericolo nell'attesa che la situazione si stabilizzi. La Svizzera è il primo paese ad offrire una simile opportunità: il costo dell'operazione si aggirerebbe attorno ai 50-100 mila franchi l'anno,

Tuttavia, per agire è necessaria una richiesta degli Stati coinvolti nel conflitto, richiesta che per ora non c'è. Benché il Consiglio federale abbia già ampiamente risposto alle attese della mozione, il consigliere federale si è detto pronto ad accogliere l'atto parlamentare in questione.

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