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VALLESEPrima legge sulla prostituzione: operatori sanitari a contatto con i condannati

13.11.14 - 16:16
L'obiettivo è di disciplinare quest'attività in crescente aumento
Prima legge sulla prostituzione: operatori sanitari a contatto con i condannati
L'obiettivo è di disciplinare quest'attività in crescente aumento

SION - Il Gran consiglio vallesano ha varato in prima lettura oggi una legge sulla prostituzione, la prima del genere nel cantone. L'obiettivo è di disciplinare quest'attività, in crescente aumento in Vallese: attualmente vi sarebbero attive 1700 lucciole, nonché circa 90 saloni di "massaggio".

Il testo prevede di rafforzare la lotta contro la prostituzione forzata, in particolare tramite l'obbligo per le peripatetiche e per i titolari di saloni o di agenzie di accompagnatrici di annunciarsi presso la polizia.

Il testo non soddisfa tuttavia la sinistra e il PLR, secondo cui esso non permette di realizzare i principali obiettivi. La sinistra ha deplorato le scarse misure sociali e sanitarie previste dalla normativa, mentre i liberali-radicali criticano le disposizioni che a loro avviso equivalgono a "schedare" le prostitute e tutte le persone sospettate di essere legate a quest'attività.

Secondo il "ministro" della sicurezza Oskar Freysinger, si tratta invece di una legge "snella", che consentirà di meglio proteggere le professioniste e di combattere le reti mafiose che vi gravitano attorno. In prima lettura, il testo è stato approvato ad una maggioranza di 79 voti, 41 deputati l'hanno bocciato e 5 si sono astenuti.

Il PLR e la sinistra hanno pure combattuto - invano - la revoca del segreto medico nei riguardi di detenuti potenzialmente pericolosi. La relativa modifica della legge di applicazione del Codice penale svizzero è stata adottata grazie al sostegno di PPD e UDC con 67 favorevoli, 47 contrari e 3 astenuti.

Il nuovo articolo costringerà gli operatori sanitari a contatto con un condannato presumibilmente pericoloso a segnalare il suo caso. I deputati PLR e PS hanno sottolineato che i terapeuti possono già segnalare un caso sul quale nutrono dubbi. Costringerli a farlo impedirebbe ai professionisti di stabilire una relazione di fiducia con il detenuto, comprometterebbe il trattamento intrapreso e aumenterebbe paradossalmente la pericolosità del carcerato.

Contro l'allentamento del segreto professionale degli operatori sanitari e sociali - un'intenzione manifestatasi a Ginevra, in Vallese, Vaud e Giura dopo la morte della socioterapeuta ginevrina Adeline nell'autunno 2013 - si sono già schierate la Federazione dei medici svizzeri (FMH) e l'Accademia svizzera delle scienze mediche (ASSM) e, in Vallese, la Società cantonale dei medici e l'associazione degli operatori sanitari.

ats

 

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