Tale richiesta era contenuta in un'iniziativa parlamentare del "senatore" Jean-René Fournier (PPD/VS). Il dossier è pronto per le votazioni finali.
I tentativi della destra, specie UDC, di annacquare la proposta oppure di limitare la portata della garanzia, o di esigere prove sulla pericolosità, non hanno avuto successo.
Il principio "chi inquina paga" si applica già attualmente. In teoria, le collettività devono farsi carico dei costi di indagini, sorveglianza e risanamento solo quando i responsabili non possono essere identificati o sono morosi.
Ma, a causa complesse procedure di diritto privato e transazioni commerciali, le imprese si sottraggono alle loro responsabilità e cantoni e comuni devono comunque mettere mano alle loro finanze. I costi sono ingenti: i lavori di risanamento per i circa 4000 siti contaminati sono stimati globalmente a oltre 5 miliardi di franchi.
Per evitare di far pagare le collettività, la legge sulla protezione dell'ambiente è stata quindi modificata. Oltre alla garanzia finanziaria sarà introdotta nel testo anche una nuova disposizione che prevede un'autorizzazione cantonale per il frazionamento delle parcelle dei siti inquinati. L'autorizzazione verrà concessa solo quando è dimostrato che nulla ostacola il risanamento e che il finanziamento è garantito.