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SUPER LEAGUEMoriero: "Zeman è un maestro. Il Ticino? Mi manca molto"

01.07.15 - 07:00
L'ex tecnico del Lugano, nonché discepolo del boemo ai tempi del Napoli, ha parlato a tutto campo: "Renzetti? Ho grande stima di lui, è un uomo passionale"
Moriero: "Zeman è un maestro. Il Ticino? Mi manca molto"
L'ex tecnico del Lugano, nonché discepolo del boemo ai tempi del Napoli, ha parlato a tutto campo: "Renzetti? Ho grande stima di lui, è un uomo passionale"
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LECCE (Italia) - Francesco Moriero, noto agli appassionati di calcio dapprima come fantasista di Roma, Inter (con cui ha vinto una Coppa Uefa) e Napoli, poi - alle nostre latitudini - come tecnico del Lugano in Challenge League (2011/2012). Nella sua lunga carriera da calciatore il 46enne ha anche avuto la fortuna di incrociare Zdenek Zeman come allenatore, a Napoli, nella stagione 2000/2001.

Francesco Moriero, che tipo di allenatore è Zeman?
"A Napoli è rimasto davvero poco, però ho un ricordo molto positivo di lui. Mi piace molto sia la sua cultura che la sua mentalità vincente. Lo reputo un maestro ed è capace a insegnare le basi ai giovani calciatori con caratteristiche prettamente offensive. Lo seguo tutt'ora e vedo il calcio come lo vede lui. Le sue idee mi hanno convinto e sono contento che sia arrivato in Svizzera dove si gioca un calcio diverso e dove lui avrà la possibilità di imporre il suo gioco. Le pressioni sono minori rispetto all'Italia, anche se la piazza di Lugano è comunque esigente".

...intanto ha già portato tantissimo entusiasmo...
"È sempre affascinante avere un personaggio come lui in panchina, ma l'importante è lasciarlo lavorare tranquillamente. Quando si ingaggia un allenatore con caratteristiche offensive e che esprime un gran bel gioco come il suo, si tende sempre a pretendere risultati immediati. Ci vuole tempo come in tutte le cose, anche se mi auguro che riesca a sfondare al più presto e che la squadra lo segua in tutto e per tutto". 

Oltre al gioco offensivo, Zeman è anche noto per i duri carichi di lavoro. La Super League inizia fra poco, potrebbe essere un problema per lui non aver avuto a disposizione i consueti tre mesi di preparazione?  
"Sicuramente nel campionato elvetico qualcosa di diverso c'e rispetto ad altri paesi. La pausa è breve e bisogna prepararsi in maniera mirata, per poi fare un lavoro più pesante nella pausa invernale che é lunga. Credo comunque che lui abbia valutato ogni aspetto. È vero che la preparazione di Zeman è dura, ma i calciatori devono capire che il calcio è fatto per chi vuole correre".

Zeman o si odia o si ama: per questo motivo i "maligni" aspetteranno un suo passo falso per metterlo subito sulla graticola...
"Fa parte del calcio e noi allenatori siamo abituati a certe situazioni. È normale che adesso in Svizzera si aspettino tantissimo da Zeman, pero è anche vero che bisogna lasciare il tempo al tecnico di inculcare i suoi meccanismi ai giocatori. Sono dei meccanismi dove bisogna lavorare molto e ripetutamente, nessuno ha la bacchetta magica".

Ovunque sia andato Zeman ha lasciato un ottimo ricordo, ma non è mai riuscito a vincere un trofeo importante. Come mai secondo te?
"Quando gli allenatori affrontano Zeman si preparano ancora meglio, perché devono riuscire a trovare le adeguate contromisure per contrastare la sua potenza offensiva. Si sa che il mister tiene la difesa molto alta e le sue squadre pressano in continuazione i difensori avversari. A lui non interessa chi incontra: per esempio potrebbe applicare un gioco più equilibrato e soffrire meno, invece vuole sempre imporre il suo gioco e riuscire a realizzare una rete in più degli avversari. Non ha nessun problema se prende due o tre gol, l'importante per lui è realizzarne uno in più. Questa è la sua mentalità che comporta inevitabilmente dei rischi che poi si possono pagare".  

Il boemo è un personaggio molto pacato, ma come reagisce alla sconfitta?
"Lui guarda molto il gioco. Accetta la sconfitta se la squadra ha giocato bene e ha dato il massimo. È capace a comunicare tranquillamente e a spiegare ai singoli giocatori dove hanno sbagliato. Non va fuori di testa, ma si arrabbia anche lui quando qualcuno non lo segue. È un allenatore che durante la settimana lavora sempre sugli schemi e pretende che ognuno capisca con esattezza il suo ruolo. Il suo punto forte è soprattutto inculcare ai calciatori una mentalità vincente attraverso il lavoro". 

Che presidente è Renzetti?
"Ho avuto la fortuna di conoscerlo, è una persona che sta sempre vicino all'allenatore e alla squadra. Sono rimasto in buonissimi rapporti con lui e c'è stima reciproca. È un uomo passionale e in questi anni l'ha dimostrato, portando il Lugano a vincere un campionato che sembrava impossibile. Ha fatto tanti sacrifici ed è riuscito a regalare questa gioia immensa ai tifosi bianconeri. L'ingaggio di Zeman è la dimostrazione che il numero uno bianconero vuole continuare questa bellissima storia nella massima serie svizzera. Il Ticino? Mi manca molto e non vedo l'ora di ritornarci". 

...e adesso cosa fai?
"Attualmente, dopo aver fatto una piccola esperienza in politica, ho deciso di tuffarmi nuovamente nel calcio e sono in attesa di un'offerta seria. Sono entrato in politica perché volevo regalare alla mia regione (Puglia ndr) una bella cittadella dello sport, proprio perché ho vissuto a Lugano dove le attrezzature sono differenti rispetto all'Italia. Volevo cercare di aiutare i giovani che purtroppo, per svariati motivi, non hanno la possibilità di praticare il calcio o lo sport in generale. Mi sono preso le mie piccole soddisfazioni, sono contento, ma ora sotto con il calcio". 

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