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L'OSPITEI flussi migratori siano gestiti da chi li crea

09.10.15 - 06:11
di Giulio Micheli, candidato al Consiglio Nazionale per il Partito Comunista (lista 12)
I flussi migratori siano gestiti da chi li crea
di Giulio Micheli, candidato al Consiglio Nazionale per il Partito Comunista (lista 12)

Da settimane, ormai, non passa giorno in cui non si senta parlare dell’esodo di migliaia di persone che dal Nordafrica o dal Medioriente si spostano verso l’Europa. Le cause reali dei flussi sono evidenti e riscontrabili nelle guerre di aggressione e nel finanziamento delle cosiddette “rivoluzione colorate” alias – per l’occasione – “primavere arabe” sostenute dalla frangia interventista dei membri NATO a comando americano.

Dato che pare evidente a tutti come le norme europee in fatto di accoglienza siano inadeguate e discriminatorie per gli stessi paesi del sud europeo già in difficoltà e confrontati con deficit organizzativi per la gestione di afflussi importanti, mi sentirei di lanciare una proposta politica che a molti apparirà una provocazione, ma che vuole invece essere seria: la distribuzione dei migranti venga decisa in base al grado di responsabilità delle nazioni per quella che è oggi la situazione che spinge queste persone ad emigrare.

Per restringere il campo ed evitare dunque di parlare delle pesanti responsabilità di Stati Uniti e Israele che – in combutta con le monarchie del golfo – ben si guardano dall’aiuto alle popolazioni in fuga dalle situazioni belliche regionali di lungo corso che loro stessi continuano ad favorire, farò qui solo una panoramica su come dovrebbe essere gestita la quota – diciamo – europea.

Sono infatti Gran Bretagna e Francia – paesi che ad oggi fanno entrare col contagocce gli immigrati – i due principali artefici europei della sconsiderata politica di aggressione portata avanti con la destabilizzazione dei paesi nordafricani e mediorientali – in primis Libia e Siria – dalle cui situazioni di caos e di guerra perenne nascono gran parte dei flussi migratori. Gran Bretagna e Francia da sole, insomma, dovrebbero accogliere l’80% delle persone che arrivano in Europa. Il resto, secondo responsabilità, dovrebbe essere ripartito grossomodo in egual misura tra gli altri membri NATO europei. 

Non se ne tirerebbe fuori, tuttavia, nemmeno la Svizzera: lo sconsiderato congelamento dei fondi libici e l’accordo al sorvolo del nostro territorio nazionale da parte di bombardieri di paesi stranieri diretti in Libia nel 2011, unito alla sponsorizzazione che in passato la Confederazione ha fornito ad organismi come il Consiglio Nazionale di Transizione siriano, non ci possono certo far sentire più innocenti di altri.

Oltre al ristabilimento immediato delle relazioni diplomatiche con Repubblica Araba di Siria, la Confederazione dovrebbe altresì favorire un sincero supporto umanitario alla gestione dei campi profughi allestiti a soccorso dei rifugiati siriani, in modo particolare in Libano, così che gli stessi possano rimpatriare una volta normalizzata la situazione e sconfitto l’ISIS.

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