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L'OSPITEIl risanamento al San Gottardo: una necessità

05.12.14 - 14:35
Michele Rossi, delegato relazioni esterne associazioni economiche
Il risanamento al San Gottardo: una necessità
Michele Rossi, delegato relazioni esterne associazioni economiche

È sorprendente constatare come le accuse solennemente lanciate dai “moralizzatori” di casa nostra spesso descrivono situazioni in cui sono proprio loro a sguazzare. Nell’opinione pubblicata sul Corriere del Ticino il 28.11.2014 di Andreas Barella in relazione al risanamento del San Gottardo questa dinamica è a dir poco imbarazzante. L’articolo, costruito su false premesse e puntellato da traballanti e soggettive certezze, si conclude accusando i fautori del risanamento di riempirsi la bocca di “parole vuote”. Ma, come vedremo, a straripare di vacuità è invece proprio la citata opinione. Il testo esordisce affermando che non ci sarebbero studi che dimostrerebbero come la realizzazione di una galleria di risanamento contribuisca ad aumentare la sicurezza della circolazione in loco. Ciò non corrisponde al vero. Infatti l’Ufficio prevenzioni infortuni (UPI) ha da tempo comunicato pubblicamente che la seconda canna al San Gottardo senza aumento di capacità “…comporta approssimativamente il dimezzamento del numero delle vittime”.

Un guadagno in sicurezza del 50% dunque. Per gli scettici il testo è consultabile su www.bfu.ch/it/. No comment e passiamo al resto. Nel tentativo di stilare una lista di priorità Andreas Barella ci informa che in 11 anni le vittime nel San Gottardo sarebbero state 31 mentre sulle strisce pedonali in Ticino ben 550 (tra morti e feriti), suggerendoci nemmeno troppo implicitamente che a questo secondo aspetto andrebbe concessa la precedenza sia finanziaria e che cronologica. Ma anche qui le premesse sono errate. Innanzitutto perché la gestione dei passaggi pedonali è di competenza cantonale (o comunale), mentre il risanamento della galleria autostradale al San Gottardo spetta alla Confederazione. Non ha quindi alcun senso indicare delle precedenze tra attività che competono ad istanze differenti e che sono finanziate da enti distinti. In secondo luogo il risanamento del tunnel al San Gottardo va fatto, è una necessità. Dopo oltre 30 anni di esercizio, per motivi tecnici, bisogna intervenire. Stiamo quindi parlando di un risanamento inderogabile.

Su queste basi non ha pertanto senso proporre quale alternativa al risanamento della galleria la messa in sicurezza dei passaggi pedonali. E’ un “non senso concettuale”. Sarebbe come se alla domanda “Che ora è?” rispondessimo con “Piove”. Una risposta vuota, per l’appunto. Infine tutta l’opinione di Andreas Barella è pervasa da un anacronistico approccio da “lotta di classe”, che si pensava ormai andato in pensione con il crollo del muro di Berlino. “Non diamo soldi ai ricchi”, ci esorta l’opinionista. A questo punto è davvero difficile seguire il filo del discorso. Infatti, il risanamento della galleria va fatto, come detto, per motivi tecnici. Non si tratta di dare dei soldi a qualcuno ma di risolvere un problema nel modo meno penalizzante per il nostro Cantone. Già, perché se non venisse realizzata la seconda canna, dovremmo comunque e in ogni modo realizzare in Ticino e nel Canton Uri delle enormi e costose (CHF 1.7 miliardi!) stazioni di trasbordo (le più grandi in Europa) che deturperebbero i rispettivi fondovalle. Tutto il traffico (automobili e camion) verrebbe caricato per ben tre anni su treni appositi, di giorno e di notte (la cosiddetta “strada viaggiante”). Questa struttura verrebbe smantellata al termine del risanamento per poi essere riproposta dopo circa 40 anni quando sarà di nuovo necessario procedere con un ulteriore risanamento.

Tornando ai soldi, è evidente che l’alternativa alla galleria di risanamento senza aumento di capacità, la strada viaggiante, non risolvendo definitivamente il problema e dovendo essere riproposta periodicamente ogni 40 anni, presenta il peggior rapporto costi/benefici. Non buttiamo via i soldi, questo è il principio che ci deve interessare, ma che non sembra preoccupare l’approccio degli oppositori al risanamento. Non solo, la medesima Confederazione, dopo attenta valutazione, ha scartato la strada viaggiante in quanto insostenibile e di difficile gestione. Il Ticino non può dipendere per oltre tre anni da un sistema di collegamento al resto della Svizzera che i tecnici giudicano come non affidabile. Anche noi dunque vogliamo la sicurezza, sia della circolazione, sia del collegamento con il resto del paese.

E non sulla base di parole vuote ma di un reale interesse per il nostro benessere.

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