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BCE"La crisi non è sconfitta, pronti a misure decisive"

09.01.14 - 20:24
Le parole sono di Mario Draghi, del presidente della Banca Centrale europea
Foto d'archivio (Keystone)
"La crisi non è sconfitta, pronti a misure decisive"
Le parole sono di Mario Draghi, del presidente della Banca Centrale europea

FRANCOFORTE - La crisi dell'Eurozona non è ancora sconfitta e la Banca centrale europea (Bce) è pronta a "ulteriori azioni decisive" se l'inflazione dovesse rallentare ulteriormente, restando troppo a lungo nell'attuale "zona di pericolo". A parlare è il presidente della Bce, Mario Draghi.

Con termini da lui stesso definiti più "decisi", per "enfatizzare fortemente" l'impegno a tassi fermi, o in calo, fin quando necessario, Draghi ha alzato il tiro di fronte al rischio della deflazione. La Bce - ha detto nella conferenza stampa dopo la decisione di lasciare i tassi fermi allo 0,25% - "al momento" non prevede deflazione, ma solo un'inflazione bassa che si protrarrà. Ma è "pronta ad agire" se dovesse verificarsi "un peggioramento delle prospettive di medio termine per l'inflazione" o una "stretta ingiustificata sui mercati monetari a breve termine".

Il mandato della Bce - ha spiegato Draghi - vale "in entrambi i sensi", e ciò autorizza l'istituto con sede Francoforte ad agire se l'inflazione si allontanasse troppo a lungo dal quasi 2% desiderabile. Il magro +0,8% segnato dai prezzi nell'Eurozona a dicembre era atteso, dovuto a fattori tecnici. Ma vi sono rischi. A partire dalla ripresa ancora debole e fragile, che fa dire a Draghi "sarei molto, molto cauto" prima di affermare che la crisi è sconfitta.

Nessun dettaglio sulle misure specifiche che la Bce potrebbe dispiegare: Draghi non si è sbilanciato, in particolare, sull'eventualità che l'Eurotower acquisti titoli direttamente sui mercati. Chiaro, invece, l'invito ai governi a fare la loro parte. Nelle riforme strutturali per la crescita; nel risanamento delle banche, con gli stress test che potrebbero, nel breve periodo, continuare a frenare il credito a famiglie e imprese; nel risanamento dei conti pubblici, guardando alla spesa e "minimizzando gli effetti distorsivi di nuove tasse".

Temi che toccano nel vivo l'Italia, alle prese con margini ristretti visto il vincolo del 3% di deficit/Pil 2013, reso ancora più stringente data l'uscita di Roma dalla procedura di deficit eccessivo proprio lo scorso anno. Secondo i dati grezzi dell'Istat, quel rapporto si è attestato nel terzo trimestre 2013 al 3%, 1,6 punti percentuali in più rispetto al terzo trimestre del 2012, e al 3,7%nei primi nove mesi dell'anno.

Di fatto, i conti veri si faranno a fine anno, periodo in cui si tipicamente concentrano una serie di entrate e riscossioni fiscali che correggono in meglio la contabilità pubblica.

Draghi si è poi soffermato sulla Germania, invitata dagli Usa a stimolare la crescita europea spendendo di più. Citando Lincoln, Draghi ha ribadito che "non si può rafforzare il più debole indebolendo il più forte". Ma ha anche inviato a Berlino un segnale: "se necessario" si occupi degli investimenti interni. E ha dato una bacchettata allo Spiegel.

Il settimanale tedesco in un'intervista aveva tradotto con "angosce pervertite" le sue osservazioni in inglese sulle "angosce perverse" di alcuni tedeschi per la guida italiana della Bce e i rischi inflazionistici. "In inglese, perverse significa persistenti nell'errore, non ragionevoli", tutt'altro che "pervertite", ha detto Draghi ironizzando sulla traduzione sbagliata.

ats

 

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