Il simbolo dell'Europa unita senza frontiere, è diventato il capro espiatorio di tutti i mali del Vecchio continente
BRUXELLES - Già messo sotto pressione dagli attentati di gennaio a Charlie Hebdo e all'Hypercacher, poi di nuovo nel mirino durante la crisi dei rifugiati. Schengen, il simbolo dell'Europa unita senza frontiere, è diventato il capro espiatorio di tutti i mali del Vecchio continente.
- LE ORIGINI. Schengen è il nome di una cittadina lussemburghese sulle rive della Mosella, all'incrocio tra Francia, Germania e Benelux. Qui, nel 1985, venne firmato l'accordo omonimo da parte del primo nucleo di paesi pionieri per l'abolizione dei controlli alla frontiera che rallentavano mobilità e commercio tra paesi confinanti e interdipendenti: Lussemburgo, Belgio, Olanda, Francia e l'allora Germania Ovest.
- L'EVOLUZIONE. L'accordo nacque come intergovernativo, fuori dal quadro Ue, in quanto nel 1985 non fu possibile trovare un consenso tra i 10 stati membri dell'allora Comunità Europea. Nel 1990 firmò la Convezione di Schengen anche l'Italia, poi Spagna e Portogallo (1991), Grecia (1992), Austria (1995), Danimarca, Finlandia e Svezia (1996). I paesi europei decidono allora di farlo rientrare nel quadro legale comunitario, integrandolo con il Trattato di Amsterdam (1997).
- OGGI. Lo spazio Schengen è composto da 26 paesi europei, di cui 22 membri dell'Ue. Dei 28, ne fanno parte 22 a eccezione di Gran Bretagna e Irlanda (opt-out), Cipro (l'isola è divisa in due dall'invasione della Turchia), Croazia (neo entrata nell'Ue), Bulgaria e Romania (via libera della Commissione ma veto di Germania, Olanda e Finlandia). Vi rientrano poi Norvegia, Islanda, Liechtenstein e Svizzera.
- COME FUNZIONA. Dal 1995 (per l'Italia dal 1997) sono stati aboliti i controlli sistematici alle frontiere interne dei paesi aderenti (restano possibili controlli a campione) mentre sono obbligatori i controlli dei passaporti alle frontiere esterne. C'è poi il sistema d'informazione comune di scambio di informazioni (il Sis, potenziato nel 2013, ora Sis 2), in base a cui potrebbero essere ora controllati tutti i cittadini Ue.
- MECCANISMI D'EMERGENZA. È possibile, in caso di emergenza o di situazioni eccezionali (manifestazioni, eventi) reintrodurre previa informazione a Bruxelles i controlli obbligatori alle frontiere interne per un massimo di 30 giorni sino a due mesi. Sulla base di una valutazione del rischio in base a criteri abbastanza ampi sono anche possibili controlli mirati per assicurare che non ci siano minacce per la sicurezza.