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SVIZZERA/LUGANOBabbo Natale non andrà in banca

23.09.11 - 12:58
Per le banche è ora di ridurre le feste, meno pranzi anche in Ticino, investire meglio e non tagliare solo
Foto Ti-Press
Babbo Natale non andrà in banca
Per le banche è ora di ridurre le feste, meno pranzi anche in Ticino, investire meglio e non tagliare solo

LUGANO - Dopo le vivaci polemiche sulle feste e sponsorizzazioni di UBS tra Singapore e Pebble Beach che costano milioni quando c’è da fare i conti con perdite di miliardi e licenziamenti a migliaia, a Zurigo, e non solo, gli gnomi delle banche sembrano aver deciso di abbassare i toni e scegliere l’infallibile via della sobrietà.

Basta con le feste - Ad esempio, alcune banche tra cui la Clariden Leu, che fa capo al Credit Suisse, hanno annullato la festa di Natale, come riferisce finews, visto anche che la banca privata zurighese deve licenziare il 7% dei dipendenti, 130 persone, e sono stati aboliti i cesti di frutta settimanale che venivano consegnati in ogni reparto. Spariscono gli abbonamenti ai giornali, ce ne sarà solo uno per settore, e altri tagli riguardano i fondi spese per Social team Events (ridotti a 200.- Frs. l’anno) e gli spostamenti interni di personale.

Meno pranzi anche in Ticino - Alcune di queste misure sono state introdotte anche in varie banche in Ticino. Viaggi, hotel, trasferte, vetture di servizio, corsi, giornali e riviste, telefonate internazionali sono le voci che hanno visto un drastico ridimensionamento. Tutte le banche sono concentrate a contenere i costi il che si traduce in riduzione del personale, taglio delle spese, eliminazione dei servizi non strettamente necessari, come i viaggi e le spese di rappresentanza e pranzi, sponsorizzazioni, pubblicità e manifestazioni varie.

Investire meglio, non tagliare e basta - “Si taglia e basta, invece di concentrarsi e unirsi per trovare opportunità, migliorare la qualità e il servizio alla clientela. Non é sempre vero che i servizi per essere efficaci ed efficienti devono costare di piu'....” dichiara l’analista luganese Bruno Chastonay “Si azzera anche la comunicazione, ma questa non è sempre una via saggia, perché è proprio nei momenti di crisi e di incertezza che occorre comunicare segnali forti di presenza, di dinamica professionale e di ‘business as usual’ per rassicurare la clientela sulla stabilità e sulla vitalità della propria banca” aggiunge Chastonay che conclude: “E’ miope considerare solo l’urgenza del razionalizzare - che troppo spesso significa solo licenziare e non ricalibrare le strategie e offrire servizi e prodotti più rispondenti agli scenari in cambiamento e alle vere esigenze della clientela. Centralizzare è la parola d’ordine in voga in tutte le strutture finanziarie e questo potrà tradursi presto anche nell’uscita dalla piazza ticinese di alcune banche”.
 

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