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"Re dei ponteggi": ecco la richiesta di pena

A pronunciarla è la procuratrice pubblica Petra Canonica Alexakis: «Colpa grave. Chiedo quattro anni e mezzo di detenzione. E la sua espulsione dalla Svizzera».
Ti-Press (archivio)
"Re dei ponteggi": ecco la richiesta di pena
A pronunciarla è la procuratrice pubblica Petra Canonica Alexakis: «Colpa grave. Chiedo quattro anni e mezzo di detenzione. E la sua espulsione dalla Svizzera».

LUGANO - Il caso specifico venne a galla nel 2017 in seguito all'inchiesta e allo scandalo dei permessi falsi. È così che gli inquirenti sono entrati in contatto con il "re dei ponteggi" da oggi, martedì, alla sbarra a Lugano.

Un 50enne kosovaro legato a diverse aziende edili che avrebbe fatto a più riprese ricorso a manodopera straniera senza permesso, commettendo allo stesso tempo una lunga serie di reati di natura finanziaria.

Un percorso complesso – A ricordarlo alla Corte presieduta dal giudice Amos Pagnamenta è la procuratrice pubblica Petra Canonica Alexakis: «Il procedimento di ricostruzione della vicenda ha incontrato più di una difficoltà, con due atti di accusa rispediti al mittente. L'accusato, che ha agito ripetutamente e su un lungo arco temporale, si è spesso avvalso della facoltà di non rispondere. Tuttavia ci sono tutti gli elementi per condannare l'imputato. La colpa è grave. Per l'imputato (che, va rammentato, ha già scontato 322 giorni di carcere preventivo) la pubblica accusa chiede una pena di quattro anni e mezzo di detenzione. E la sua espulsione dalla Svizzera per un periodo di otto anni».

Lo schema – L'Odissea negativa del 50enne kosovaro parte nel 2011 con la creazione di una prima azienda attiva nel ramo dei ponteggi. In parallelo, negli anni, ne sono nate diverse altre.

«Appena riscontrava difficoltà economiche in una società – spiega la procuratrice pubblica – l'imputato la sfruttava fino all'ultimo e la faceva fallire. Per poi occuparsi della prossima. Lo schema è ripetuto. E con questo sistema l'accusato ha accumulato una serie di creditori insoddisfatti. Un danno che ammonta complessivamente a oltre un milione di franchi».

Azioni ambigue – Petra Canonica Alexakis, sfogliando l'atto d'accusa, elenca una serie di azioni ambigue commesse dal "re dei ponteggi". Tra fatture fittizie, denaro che passa da una società all'altra e strani prelevamenti bancari. «Ci sono i presupposti per parlare di reato di bancarotta fraudolenta e frode nel pignoramento. Va riconosciuto il dolo. O perlomeno il dolo eventuale. Non poteva non sapere che le sue azioni avrebbero danneggiato i creditori».

Cattiva gestione – Patrimonio dei creditori che, stando alla procuratrice pubblica, sarebbe stato messo in pericolo dalla cattiva gestione messa in atto dall'uomo. «Il perito ha constatato la pratica di retrodatare determinate operazioni nelle società dell'imputato. Si nota il ricorrere a registrazioni contabili fittizie. L'accusato contesta anche questo tipo di accusa, attribuendo la responsabilità ad altre persone».

Un elenco che stordisce – Omissione di contabilità ripetuta. Falsità in documenti ripetuta. Riciclaggio di denaro ripetuto. Frode fiscale ripetuta. Incitazione all'entrata, alla partenza e al soggiorno illegale ripetuti. Impiego di stranieri sprovvisti di permesso ripetuto. «Impieghi in nero con un permesso falso», precisa la procuratrice pubblica che elenca tutti i capi d'accusa. Uno dopo l'altro. Argomentandoli in ogni sfumatura.

"Sgridato" dal giudice – L'imputato (ma non solo lui) appare frastornato. Appoggia il braccio destro alla balaustra e viene pure "sgridato" dal giudice poiché sussurra a voce troppo alta qualcosa alla sua interprete.

Vantaggi e concorrenzialità – «Grazie all'impiego illegale di manodopera straniera – annota la procuratrice pubblica – l'imputato ha potuto sempre essere molto concorrenziale sul mercato». Spunta poi la testimonianza di un dipendente pagato 15 franchi all'ora, quando il salario minimo previsto dal contratto collettivo è di 23 franchi. Ecco perché si parla anche del reato di usura. «L'imputato sapeva che l'operaio aveva necessità di lavorare».

Una valanga di accuse – E poi ci sono le accuse di appropriazione indebita di imposte alla fonte, di infrazione alla legge federale sull'AVS, di minaccia, di sottrazione di cose requisite o sequestrate, di distrazione di valori patrimoniali sottoposti a procedimento giudiziale, di abuso della licenza e delle targhe, di guida senza autorizzazione ripetuta. E ancora le imputazioni dell'atto d'accusa aggiuntivo, tra cui quella di avere approfittato di crediti Covid fornendo informazioni false.

Il ginepraio – Tanti, tantissimi cavilli, insinuati in un ginepraio di società, tutte create dalla stessa persona. Quel 50enne alla sbarra che dopo la prima giornata di processo appare provato e con la faccia scura. Il dibattimento riprenderà domani, mercoledì, con l'arringa della difesa.

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