Violare il diritto della neutralità? «In passato l'abbiamo già fatto», conferma l'esperto di diritto internazionale Oliver Diggelmann
BERNA - Permettere ad armi e munizioni di fabbricazione svizzera di arrivare in Ucraina. Sì o no? La pressione sul nostro Paese, e sui politici, è sempre più forte, e la Commissione della politica di sicurezza del Consiglio Nazionale ha iniziato a mostrare un'apertura in merito.
«Alla luce della catastrofe che è questa guerra, la pressione è più che comprensibile» ha spiegato in un'intervista al TagesAnzeiger l'esperto di diritto internazionale Oliver Diggelmann.
Il problema è che la Svizzera si trova in una posizione parecchio scomoda. «Se rispettiamo i nostri obblighi legali di Stato neutrale, sembriamo privi di solidarietà, dei vicini moralmente disinteressati. Ma l'alternativa, quella di accettare di passare le armi e quindi aiutare l'Ucraina, significa anche violare il diritto della neutralità» ha aggiunto.
In che modo? «Questo diritto richiede la parità di trattamento delle parti in conflitto. Non forniamo armi alla Russia, quindi dobbiamo trattare l'Ucraina allo stesso modo. Se cambiassimo questa legge, andremmo a influenzare attivamente l'equilibrio di potere militare in una guerra tra Stati».
La Svizzera non sarebbe quindi più neutrale? «Non si può dire che non sarebbe più neutrale in generale, ma avrebbe violato il diritto della neutralità in questa guerra». Ma è già stato fatto? «Sì, nella Seconda guerra mondiale, a favore sia dei tedeschi che degli alleati. Anche lì c'era un dilemma, molto più grande di oggi. E anche nella Guerra Fredda a favore degli americani».
Il nostro Paese, però, potrebbe sostenere l'Ucraina senza violare la neutralità. «Con aiuti umanitari puramente civili. Potrebbe occuparsi della ricostruzione di scuole e asili o di case di riposo», ha concluso Diggelmann.