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«Non ho mai preso soldi dalla 'ndrangheta»

Fa il parrucchiere in piazza Cioccaro, il fratello del sacerdote arrestato nei giorni scorsi in Calabria. È accusato di riciclare denaro sporco in Ticino. «I conti? Sono miei»
TiPress
«Non ho mai preso soldi dalla 'ndrangheta»
Fa il parrucchiere in piazza Cioccaro, il fratello del sacerdote arrestato nei giorni scorsi in Calabria. È accusato di riciclare denaro sporco in Ticino. «I conti? Sono miei»
LUGANO - C'è una Lugano connection nell'inchiesta sui legami tra 'ndrangheta e centri per richiedenti asilo in Calabria. Secondo gli inquirenti italiani, come riferito, parte dei soldi destinati all'accoglienza dei migranti ospiti del Car...

LUGANO - C'è una Lugano connection nell'inchiesta sui legami tra 'ndrangheta e centri per richiedenti asilo in Calabria. Secondo gli inquirenti italiani, come riferito, parte dei soldi destinati all'accoglienza dei migranti ospiti del Cara di Isola Capo Rizzuto sarebbero finiti nelle banche svizzere attraverso una persona residente nella Confederazione. Si tratta di un 69enne italo-svizzero domiciliato a Lugano. L'uomo, titolare di un negozio di parrucchiere in piazza Cioccaro, è il fratello di un sacerdote finito in manette in Italia. Raggiunto telefonicamente da tio.ch/20minuti, ha rilasciato alcune dichiarazioni.

«È vero, mio fratello veniva a trovarmi a Lugano in occasione dei suoi viaggi nel nord Italia: l'ultima volta, due anni fa. Ma non mi ha mai consegnato dei soldi, come sostengono i giornali» afferma il 69enne. Le accuse di legami tra il sacerdote e la 'ndrangheta? «Tutte invenzioni della gente invidiosa» taglia corto l'uomo. «Se sono state trovate armi o droga nel centro asilanti - gestito, appunto, dal sacerdote, ndr. - può essere, ma non è certo colpa sua. Mio fratello ha sempre fatto del bene, ricevendo in cambio solo male».

Su un punto, però, il 69enne è categorico. «Le voci su dei soldi nascosti in Svizzera circolano da anni e sono voci di paese, calunnie. Io dispongo di un solo conto bancario, il mio, dove ho messo i risparmi di 40 anni di lavoro in Ticino». Quanto all'indagine in corso, l'uomo afferma di non essere stato contattato finora «né dagli inquirenti elvetici né da quelli italiani» ma di essere «sereno e tranquillo perché non ho fatto nulla di male».  

 

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