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LNA«La strada verso la normalità è lunga. Non potevo subire altri colpi». La nuova vita di Steinmann

21.09.16 - 11:42
L’ex attaccante del Lugano ora lavora per lo Zugo: la commozione cerebrale subita lo scorso ottobre lo ha costretto a interrompere la carriera. «Devo trovare il giusto equilibrio tra lavoro e riposo»
«La strada verso la normalità è lunga. Non potevo subire altri colpi». La nuova vita di Steinmann
L’ex attaccante del Lugano ora lavora per lo Zugo: la commozione cerebrale subita lo scorso ottobre lo ha costretto a interrompere la carriera. «Devo trovare il giusto equilibrio tra lavoro e riposo»
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ZUGO - Quella maledetta sera del 17 ottobre 2015 difficilmente se la dimenticherà; il check, la commozione cerebrale e la fine della carriera. Janick Steinmann, da quella sera, non è più riuscito a rimettere i pattini ai piedi per tornare a giocare; a soli 28 anni l’ex attaccante del Lugano ha dovuto dire «basta».

«Sinceramente sono stati i medici a farmi capire che dovevo smettere - ha esordito lo stesso Steinmann - È stata durissima e forse ancora adesso non mi rendo conto che la mia carriera sia finita così. Così presto».

Il distacco dal ghiaccio, dalla solita routine è stato repentino. Anche questo non ti ha aiutato…
«Esattamente. Mi manca tantissimo anche solo prepararmi in vista di una partita, di un allenamento. Mi manca molto anche Lugano, perché mi sentivo in famiglia e i risultati ottenuti l’anno scorso non mi hanno sorpreso. Però la mia testa non poteva subire altri colpi, non potevo permettermelo».

La salute viene prima di tutto…
«Proprio per questo anche ora devo trovare un equilibrio. Non posso lavorare otto-nove ore al giorno, devo trovare il giusto equilibrio tra lavoro e il riposo. Non è facile, ma mi rendo davvero conto che quando arrivo al limite non riesco a fare molto e fisicamente ne risento. La strada verso la normalità è ancora lunga, lo so, ne sono cosciente ma devo essere positivo ed essere felice di poter lavorare a stretto legame con l’hockey».

Lo Zugo, in effetti, ti è venuto incontro e ti ha offerto una grossa occasione.
«Si sono davvero molto grato allo Zugo, a tutta la società. Collaboro a stretto contatto con i dirigenti per quanto riguarda lo scouting e l’organizzazione del settore Juniores. Inoltre quest’anno stiamo lavorando molto per organizzare le partite della Champions Hockey League».

L’hockey da spettatore, sicuramente, è molto diverso da quello da protagonista. Ti rechi comunque alla Bossard Arena?
«Certamente. Ho visto anche Zugo-Lugano ed è stato molto bello salutare i miei ex compagni di squadra».

Che Lugano hai visto?
«È una squadra fortissima, nel secondo tempo ha sofferto ma sono comunque scesi in pista rimaneggiati… Non è facile; così come non è facile trarre qualche conclusione dopo poche partite. Il Kloten è partito fortissimo ma non è detto che riuscirà a tenere questo ritmo; nell’arco di un campionato possono cambiare tante, troppe cose che ribaltano ogni valore».

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