Diverse impiegate dopo non aver trovato aiuto all'interno delle aziende si sono rivolte a un avvocato
FREMONT - Mentre il mondo guardava alle stelle con Elon Musk o si emozionava per l'ultimo modello Tesla, negli uffici del magnate dilagava una cultura della misoginia. Sei donne hanno denunciato le aziende dopo essere state molestate e discriminate e non aver ricevuto aiuto dalle Risorse umane.
Le sei cause sono state presentate distintamente lo scorso martedì. Diverse donne hanno affermato che sul posto di lavoro, sia nei centri di assistenza, sia in fabbrica, sono state soggette a comportamenti inadeguati da parte dei colleghi e supervisori maschi, quali molestie verbali e fisiche e discriminazione. Alcune si sono rivolte agli uffici delle risorse umane per denunciare quanto stava accadendo tra le file di Space X e Tesla, ma c'è chi è stata semplicemente spostata a un'altra postazione e chi a cui non è stato poi rinnovato il contratto.
Fischi e sguardi che si appiccicano al corpo, mani che vogliono toccare e chiamate, se non appostamenti fuori dalle loro case, di notte. Questi sono i comportamenti di cui le sei donne sono state vittime. Alcune, come Jessica Brooks, ha affermato di aver acquistato delle camicie da legare intorno alla vita per nascondere il sedere: «Ero così stanca delle attenzioni indesiderate e dei maschi che mi fissavano a bocca aperta, quindi ho creato delle barriere per avere un po' di sollievo». Un'altra donna che aveva recentemente avuto un bambino è stata definita «mucca», altre hanno denunciato di essere state toccate quando avevano chiaramente detto che non era il caso.
Quello che viene sottolineato più volte in una serie d'interviste condotte dal Washington Post alle sei donne è che è un fatto culturale proprio delle due aziende sotto la direzione di Elon Musk. Nei suoi Tweet, il Ceo recentemente nominato dalla rivista Time "persona dell'anno", scrive spesso contenuti che le vittime hanno definito oltraggiosi. In questi fa più volte riferimento al numero 69, cita un'università immaginaria il cui acronimo è Tits (ovvero seni in italiano) e ha soprannominato le sue auto "S3xy". «Tutti nei centri leggono i suoi tweet. I manager e i tecnici li tirano fuori e ridono e fanno battute scherzando su temi sessuali», ha detto una delle querelanti.
L'avvocato David A. Lowe, che segue le cause di tutte e sei le donne ha affermato di star affrontando «uno schema scioccante di molestie dilaganti che esiste in Tesla. Fa parte del luogo di lavoro stesso e ora sappiamo che non è solo lo stabilimento di Fremont, ma anche altri luoghi, compresi i centri di vendita». Lo scorso mese Jessica Barraza aveva denunciato Tesla per quella che aveva definito «una misoginia davvero aggressiva» all'interno dell'azienda.