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ITALIALa morte di Purgatori non convince, «bastava un antibiotico per salvarlo»

07.04.24 - 15:30
Quattro medici indagati per omicidio colposo. L'ipotesi di diagnosi fuorvianti e cure errate.
Imago
Fonte Corriere della Sera
La morte di Purgatori non convince, «bastava un antibiotico per salvarlo»
Quattro medici indagati per omicidio colposo. L'ipotesi di diagnosi fuorvianti e cure errate.

ROMA - Sarebbe stata «omessa la prescrizione di accertamenti clinici (...) finalizzati alla diagnosi di endocardite infettiva». Omissioni «ascrivibili a imperizia e non rispondenti alle buone pratiche cliniche». Lo si legge nella consulenza dei periti richiesta dal pm Giorgio Orano e ripresa dal Corriere della Sera. Lo scopo? Far luce sulla morte del giornalista Andrea Purgatori, avvenuta lo scorso mese di luglio.

Dunque, a essere messo su bianco dagli esperti è che nessun medico che aveva in cura il giornalista nella clinica Villa Margherita di Roma si accorse che la patologia da diagnosticare era un'endocardite, in combinazione con un tumore ai polmoni.

Ma non solo. Quello che suscita più scalpore è che - si legge nella perizia - una terapia antibiotica avrebbe potuto scongiurarne la morte. Le responsabilità sarebbero dunque secondo l'accusa da attribuire soprattutto al medico curante che omise i passi necessari alla corretta diagnosi.

Il magistrato, a seguito dell'esposto della famiglia, ha indagato quattro medici per omicidio colposo, professionisti che lo avevano in cura a giugno nella clinica Villa Margherita di Roma proprio nei giorni in cui l'endocardite si sarebbe manifestata con chiarezza.

«Sarebbe stato certamente opportuno eseguire un set di emocolture e richiedere una consulenza infettivologica - si legge nella nota dei periti - Gli accertamenti indicati avrebbero potuto intercettare il patogeno responsabile degli eventi febbrili».

Invece - come sostengono i legali della famiglia - si seguì una strada definita fuorviante nei confronti di quella che sarebbe invece dovuta essere una «corretta diagnosi e terapia».

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