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TICINO"Basta divieti pubblicitari, così fate fallire l'economia"

18.09.12 - 10:46
La rabbia di "Pubblicità Svizzera". Il presidente Lombardi: "Troppi proibizionisti, migliaia di persone rischiano di perdere il lavoro"
Foto d'archivio (Keystone)
"Basta divieti pubblicitari, così fate fallire l'economia"
La rabbia di "Pubblicità Svizzera". Il presidente Lombardi: "Troppi proibizionisti, migliaia di persone rischiano di perdere il lavoro"

LUGANO – Basta divieti nel campo della pubblicità. Lo chiede a gran voce Filippo Lombardi, presidente di ‘Pubblicità Svizzera’, che di recente ha lanciato una nuova campagna di sensibilizzazione a livello nazionale. “Le pressioni da parte di politici o associazioni che chiedono di vietare determinati tipi di pubblicità è sempre più forte”, sottolinea Lombardi. E le richieste non riguardano più solo i classici alcol e tabacco. “Si va ben oltre. Ma così si fa fallire l’economia e si mettono a rischio migliaia di posti di lavoro”.

‘I divieti pubblicitari fanno male a tutti’. È questo il vostro slogan. Ce lo spiega?
"La pubblicità collega diversi campi legati all’economia. E non solo perché contribuisce a creare dei marchi e a fare funzionare le vendite dei prodotti. Permette ad esempio al consumatore di orientarsi e di farsi un’idea delle novità offerte dal mercato. Ma permette anche ai media di sopravvivere, di auto finanziarsi, di non dipendere da aiuti statali o di altro genere. È grazie alla pubblicità che i media possono mantenere alta la qualità e restare neutrali, indipendenti, liberi da censura. In Svizzera circa 20.000 impieghi sono legati, in un modo o nell’altro, al settore della pubblicità". 

I proibizionisti ne fanno soprattutto una questione di salute. In generale le richieste di divieto riguardano prodotti che ‘fanno male’.
"In realtà pretendono molto di più. C’è chi vorrebbe proibire le pubblicità legate al micro credito, altri quelle riguardanti il ‘gioco’. Sotto accusa ci sono anche i cibi troppo calorici o certi tipi di auto che consumano parecchio. Senza contare che in televisione da anni è vietato fare spot politici e di carattere religioso. Non sembrano esserci più limiti al proibizionismo, si vedono pericoli dappertutto e per giustificare queste paure si portano esempi provenienti da Paesi lontani. Noi di Pubblicità Svizzera vogliamo dire ‘basta’ a questa tendenza malsana". 

Eppure in tante nazioni c’è una libertà illimitata in campo pubblicitario.
"Lo sappiamo. Ma quando si vuole ottenere qualcosa in senso opposto si fa ricorso solo agli esempi in negativo, anche se rappresentano una minoranza. Intanto non ci si rende conto che la Svizzera dieci anni fa era considerata una nazione molto libera per quanto riguarda la pubblicità, e che ora si sono fatti enormi passi indietro rispetto al resto del mondo. In molti Paesi la pubblicità è molto più libera e non ci sono tutte queste assurde proposte di divieto". 

Ora voi lanciate l’allarme tramite la vostra campagna. Ma come si esce concretamente da questa situazione?
"Bisogna capire che se un prodotto è consentito dalla legge, allora ha anche il diritto di essere promosso, comunicabile. Perché proibire di fare pubblicità per cose legali? Se una nazione non vuole più che un determinato prodotto venga venduto sul suo territorio, allora deve proibirne l’importazione. Inoltre, ci vorrebbe un po’ di buonsenso. Non si può vietare tutto. Ogni individuo è in grado di scegliere, o ha comunque una famiglia in grado di educarlo. Non si può pensare che vietare la pubblicità di un determinato prodotto risolva i problemi della società". 

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