La Corte europea condanna la Svizzera per la schedatura di una escort

STRASBURGO - La corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato la Svizzera a versare 15'000 euro (quasi 19'000 franchi) a una francese di 52 anni, schedata come prostituta dalla polizia ginevrina. I giudici di Strasburgo hanno stabilito che le autorità hanno violato il diritto al rispetto della vita privata, sancito dall'articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo (CEDU).
Nel 1993, durante un controllo, gli agenti della città sul Lemano avevano trovato su di lei biglietti da visita che certificavano la sua attività di escort. Dodici anni più tardi, nel 2005, la donna, nel frattempo condannata per ingiuria e molestie telefoniche, aveva scoperto di essere schedata come prostituta. La conservazione di queste informazioni da parte delle forze dell'ordine era stata ritenuta lecita dal Tribunale federale.
La corte europea - cui la donna si è rivolta chiedendo un risarcimento di 68'000 euro - si è invece mostrata di altro avviso: mantenere un appunto di tal tipo per anni in un dossier personale non è necessario in una una società democratica, ha argomentato la corte. Tanto più che l'interessata non è mai stata condannata per esercizio illecito della prostituzione. Il fatto che nel 2005 sia stata sanzionata per altri reati non cambia nulla: non vi è infatti un nesso sufficientemente diretto fra i due ambiti.




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