Bufera sul dramma del giovane Michael, travolto da un masso durante un’escursione. La madre: «Il tratto andava messo in sicurezza». Ma le autorità non ci stanno
CASLANO - «Mio figlio è rimasto gravemente invalido dopo quell’incidente. E le autorità ci hanno completamente abbandonati». È un grido di disperazione quello lanciato da Manuela Poletti, madre di Michael, oggi 17enne. Il giovane, il 23 febbraio del 2014, venne travolto da un masso durante un’escursione sui monti di Caslano, in zona Sassalto. Da allora non cammina e non parla più. «Quel sentiero era pericoloso - sostiene la madre -. Andava messo in sicurezza da tempo. Ora nessuno si sta assumendo le proprie responsabilità».
Terribile fatalità - Un’importante richiesta di risarcimento che chiama in causa Comune, Patriziato e Cantone. Una “guerra” tra assicurazioni giocata sui dettagli. Dai rapporti di polizia emerge come alla base del drammatico episodio ci sia una terribile fatalità. Il gruppo di ragazzi stava attraversando un tratto impervio, un sentiero secondario e poco frequentato, quando un amico di Michael avrebbe erroneamente urtato un grosso sasso che si sarebbe in seguito staccato dalla parete, trascinando lo sfortunato ragazzo per diversi metri più a valle.
Zona pericolosa - Fin qui anche Manuela Poletti concorda. Ma è su un altro aspetto che la madre di Michael non si dà pace. «Ci risulta che il tratto in cui si è verificato l’incidente avrebbe dovuto essere sistemato già tempo prima su segnalazione degli esperti. Il fatto che un masso si sia staccato in questo modo non è normale. Qualche mese fa il Comune di Caslano ha varato il credito per dei lavori di messa in sicurezza in quella zona. Perché non sono stati fatti prima? Questa era una tragedia evitabile».
Vite stravolte - Manuela, dopo l’incidente di suo figlio, è stata costretta ad abbandonare il lavoro. «Perché Michael necessita di assistenza 24 ore su 24. Non può fare più nulla da solo. Percepisce un’invalidità completa e ci sono delle infermiere che badano a lui in alcune fasce orarie. Per il resto me ne ne devo occupare io». E aggiunge: «I costi sono altissimi. Dobbiamo tirare la cinghia. Abbiamo anche dovuto cambiare casa perché non ci stavamo dentro con le spese. Ce ne siamo andati da Caslano e oggi viviamo in un appartamento a Massagno».
Isolati - La sfortunata madre si sfoga. E le sue parole sono intrise di frustrazione. «Da quando è capitato il dramma, siamo rimasti soli. Le autorità non si sono quasi mai fatte vive. C’è stato un silenzio surreale. Mi aspettavo qualche parola di conforto in più».
Il Cantone - Al Dipartimento del territorio, al momento, preferiscono non rilasciare dichiarazioni in merito alla vicenda. «È in corso una procedura di verifica. Ogni informazione in questo momento potrebbe essere distorta», fa notare un esperto del Cantone. Salvo poi aggiungere: «Noi facciamo verifiche soprattutto sui pericoli nelle zone abitate. Per il resto, ovunque c’è una parete rocciosa si sa che c’è anche un potenziale rischio».
Il Patriziato - Più pungente Ermanno Laghi, presidente del Patriziato di Caslano, proprietario del fondo in cui è avvenuto il fatto. «Presto ci ritroveremo con gli avvocati. La situazione non è chiara. A noi spiace tantissimo per il povero ragazzo. Però quella è una zona impervia, è difficile catalogarla come sentiero, di solito la gente non passa di lì».
Arrampicata selvaggia - Anche se poi, proprio nei pressi del luogo dell’incidente, è stata scoperta una palestra di roccia naturale in cui diversi privati si dedicano all’arrampicata. «Sì - precisa Laghi -, ma sono appunto privati. Noi non ne sapevamo nulla».
Il Comune - Taglia corto Ivano Casanova, segretario comunale di Caslano. «Noi non abbiamo nulla da dire in questo momento, aspettiamo l’esito degli accertamenti prima di pronunciarci. La signora dice che abbiamo abbandonato lei e suo figlio? È libera di esprimere il suo punto di vista».