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BERNARiforma III bocciata con 59.1%. L'analisi

12.02.17 - 18:05
La terza riforma dell'imposizione delle imprese è naufragata alle urne: il 59,1% dei votanti ha bocciato il testo volto ad abolire i privilegi fiscali per le multinazionali
Riforma III bocciata con 59.1%. L'analisi
La terza riforma dell'imposizione delle imprese è naufragata alle urne: il 59,1% dei votanti ha bocciato il testo volto ad abolire i privilegi fiscali per le multinazionali

BERNA - La terza riforma dell'imposizione delle imprese (RI imprese III) è naufragata alle urne: il 59,1% dei votanti ha bocciato il testo volto ad abolire i privilegi fiscali per le multinazionali.

Ticino in controtendenza - Il testo era stato sostenuto dal Consiglio federale, dal parlamento, dai Cantoni e dalle associazioni economiche. Ma solo in Ticino (51,2%) così come nei cantoni di Zugo (54,3%), Vaud (51,3% e Nidvaldo (50,9%) è stata raccolta una maggioranza di favorevoli. Tutti contro gli altri 22 cantoni, con la proporzione di oppositori che ha raggiunto dei picchi a Berna (68,4%), Giura (66,9%) e Soletta (65,9%). A livello nazionale la partecipazione per questo oggetto in votazione è stata del 46%.

Una campagna molto accesa - Il verdetto odierno mette fine a una campagna molto accesa su un tema assai complesso. I due campi erano d'accordo sul fatto che la soppressione delle agevolazioni fiscali per le multinazionali fosse necessaria. La destra ha appoggiato il testo per togliere la Svizzera dal mirino dell'Unione europea e dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), che minacciano sanzioni ai paesi che operano una concorrenza fiscale aggressiva e dannosa.

Controverse erano invece le misure di accompagnamento: le Camere hanno deciso una serie di nuovi sgravi al posto dei privilegi abrogati. Per accrescere l'accettazione a livello internazionale tutte le imprese sarebbero state trattate equamente. La misura principale era il sostegno finanziario che i Cantoni avrebbero ottenuto dalle casse federali. Con esso avrebbero avuto un margine di manovra finanziario per una riduzione generalizzata dell'aliquota sull'imposta sugli utili. Taluni volevano quasi dimezzarla; alcuni hanno indicato di volerla abbassare indipendentemente dal risultato che sarebbe uscito dalle urne.

Grandi resistenze - Il progetto è stato confrontato a grande resistenza soprattutto a causa della serie di strumenti che i Cantoni avrebbero potuto introdurre per creare condizioni quadro su misura per la locale economia (patent box, maggiori deduzioni per la ricerca e lo sviluppo, imposta sull'utile con deduzione degli interessi sul capitale proprio superiore alla media e altro ancora).

In base a stime assai discusse il pacchetto sarebbe costato alla Confederazione un miliardo di franchi, ai Cantoni - a seconda dell'applicazione scelta - da due a tre miliardi. Importi sopportabili secondo i patiti borghesi e le associazioni economiche, considerate le alternative. Essi hanno messo in guardia dal fatto che molte delle circa 24'000 aziende che oggi beneficiano di privilegi fiscali potrebbero lasciare la Svizzera. Queste ditte offrono circa 150'000 impieghi e generano circa la metà delle imposte versate alla Confederazione.

I dubbi di Socialisti e Verdi - Socialisti, Verdi e sindacati dubitavano invece del fatto che le imprese decidessero solo in base a questioni di politica fiscale. Inoltre hanno fin da subito insistito perché i mancati introiti venissero compensati da misure quali una maggiore tassazione dei dividendi o un'imposta sugli utili da capitale. Altrimenti sarebbe stato il contribuente, il ceto medio in particolare, a farne le spese: gli enti pubblici - avevano avvertito - sarebbero stati costretti ad operare tagli in settori quali l'istruzione, la sicurezza e la cultura.

Gli oppositori hanno anche tratto profitto dal "trauma" della seconda riforma dell'imposizione delle imprese, accettata alle urne nel 2008 con una proporzione di voti favorevoli del 50,5%. Le mancate entrate fiscali si sono rivelate molto superiori alle previsioni del governo. Anche il testo attuale è una scatola chiusa che potrebbe serbare brutte sorprese, è stato sostenuto.

In parlamento la sinistra era in inferiorità numerica, ma la maggioranza della popolazione ne ha condiviso i timori. Un ruolo importante è stato svolto da alcuni rappresentanti delle città e dei comuni che hanno messo in guardia dalla riduzione dei servizi pubblici.

Ma determinanti dovrebbero essere stati i politici borghesi che si sono dichiarati contrari alla riforma. In particolare hanno certamente contribuito a fare pendere la bilancia a favore del "no" le recenti dichiarazioni di Eveline Widmer-Schlumpf: l'ex ministra delle finanze ha criticato i ritocchi effettuati dalla maggioranza del parlamento, che a suo avviso hanno tolto equilibrio al progetto originale da lei presentato.

La palla torna al Consiglio federale - Ora dopo la bocciatura della RI imprese III - che doveva entrare in vigore nel 2019 - la palla torna al Consiglio federale, su due fronti: all'estero deve cercare di guadagnare tempo ed evitare che l'UE e l'OCSE collochino la Svizzera su una lista nera. Sul piano interno invece l'esecutivo deve raccogliere rapidamente maggioranze politiche a favore di una soluzione sostenibile. I contrari del testo su cui si è votato oggi hanno confermato le proprie esigenze, in particolare riguardo al controfinanziamento della riforma. La nuova bozza dovrà orientarsi al progetto originale del governo.

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COMMENTI
 

Kahr 7 anni fa su tio
Davvero l'Europa si può permettere di applicare sanzioni alla Russia e mettere su liste nere paesi come gli USA e la Svizzera? Vorrà dire scambieranno le loro merci in cambio di cammelli e dromedari.

moma 7 anni fa su tio
Spero solo non vi sia la fuga verso l'estero di aziende che sono parte dei pilastri della nostra economia, altrimenti saranno tempi duri per tutti, votanti no compresi.

curzio 7 anni fa su tio
Risposta a moma
Spero via sia una fuga di aziende-bidone dal Ticino!

elvetico 7 anni fa su tio
Risposta a curzio
Concordo in pieno e con la loro auspicata fuga le aziende-bidone in Ticino si portino via anche i loro devastanti capannoni che hanno reso le pianure del nostro territorio un disastro architettonico inguardabile.

Veritas 7 anni fa su tio
Adesso per il parlamento ed il consiglio federale è essenziale fare una cosa: portare avanti nuove proposte il più lentamente possibile, in modo tale da annientare la competitività internazionale della Svizzera, è ora di far prendere al popolo la responsabilità delle sue decisioni anche se queste comportano svantaggi per la Svizzera. Ridicolo come quelli che sono più toccati da questa riforma (gli svizzeri tedeschi) saranno i più colpiti e quando la disoccupazione comincerà a salire, come sta già facendo, non potrò che essere soddisfatto.

navy 7 anni fa su tio
Regazzi dice: "si e' fatto un voto da contabile". Beh?!?! Di che cosa si lamenta? La tematica era, soprattutto e volutamente contabile....questo con una specie di supponenza (costante da parte di Regazzi) atta a dire "votate si perché non potete capire".La supponenza borghese ha trovato pane secco che, troppi, mangiano da parecchio tempo.....
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