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SIRIAKobane, tolta la bandiera nera dell'Isis

15.10.14 - 06:33
La Coalizione guidata dagli Usa ha riferito di aver compiuto nelle ultime 48 ore 21 raid aerei contro postazioni jihadiste
Kobane, tolta la bandiera nera dell'Isis
La Coalizione guidata dagli Usa ha riferito di aver compiuto nelle ultime 48 ore 21 raid aerei contro postazioni jihadiste

DAMASCO - La tenace resistenza delle milizie curde all'insistente offensiva dei jihadisti dello Stato islamico è tutta racchiusa nella foto, apparsa oggi sui social network ma la cui autenticità non può essere confermata, di una collina descritta come vicino a Kobane, a ridosso del confine turco, e dalla cui cima secondo alcune fonti sarebbe stata rimossa la bandiera nera dell'Isis.

Mentre la Coalizione guidata dagli Usa ha riferito di aver compiuto nelle ultime 48 ore 21 raid aerei contro postazioni jihadiste attorno a Kobane, assediata dal 16 settembre, i comandanti militari dei 22 Paesi, tra cui l'Italia e che partecipano a vari livelli all'alleanza anti-Isis formata dagli Stati Uniti, sono riuniti da oggi nei pressi di Washington per "fare il punto della situazione" dopo due mesi dall'inizio dei bombardamenti in Iraq e dopo circa un mese dall'avvio delle operazioni nel nord della Siria. Il presidente Usa Barack Obama, con l'incontro che si tiene nella base militare di Andrews, intende verificare la validità della strategia anti-Stato islamico anche alla luce degli scarsi risultati ottenuti finora sul terreno. La strategia adottata contro l'Isis "è solo all'inizio, ma sta funzionando": assicura però il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, commentando le preoccupazioni per l'avanzata dei jihadisti nonostante i raid aerei degli Usa e dei loro alleati.

Secondo il comando militare americano i raid attorno a Kobane hanno rallentato l'offensiva contro l'enclave curda, ma è un fatto che negli altri teatri siriani e iracheni l'Isis non appare affatto indebolito. L'offensiva jihadista prosegue nella regione irachena di al Anbar e in quella di Diyala. Mentre le città di Mosul, nel nord dell'Iraq, Raqqa e Dayr az Zor, nel nord e nell'est della Siria, rimangono saldamente in mano agli uomini guidati dall'autoproclamato califfo Abu Bakr al Baghdadi.

Intanto, l'aviazione turca ha oggi per la prima volta bombardato posizioni delle milizie curdo-turche del Partito dei lavoratori curdi (Pkk) nel sud-est del Paese, rompendo un cessate il fuoco che durava dal marzo del 2013. Secondo osservatori è stato fin troppo evidente il messaggio che Ankara, accusata da più parti di non intervenire a sostegno delle milizie curde assediate a Kobane, ha voluto lanciare all'opinione pubblica interna ed estera: la questione curda in Turchia non è negoziabile, nemmeno se l'Isis dovesse conquistare la cittadina curdo-siriana a pochi metri dal confine turco. Su questo si è espresso in modo esplicito il presidente francese François Hollande. Rievocando il mantra della lotta al terrorismo, ha affermato: "la Turchia deve assolutamente aprire la sua frontiera" per permettere di aiutare i cittadini curdi che stanno difendendo Kobane contro l'assalto dell'Isis".

Continua invece nella quasi indifferenza generale la mattanza siriana lontana dai riflettori puntati su Kobane. Scontri tra forze lealiste di Damasco e jihadisti dell'Isis nei pressi di Dayr az Zor hanno ucciso una decina di soldati governativi e tre civili, tra cui un minore secondo quanto riferito dall'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus).

E a est di Damasco, ad Ayn Tarma, bombardamenti aerei del regime siriano contro sobborghi della capitale hanno ucciso una dozzina di persone tra cui tre minori. Raid analoghi sono proseguiti anche oggi nella regione di Idlib, nel nord, in quella di Hama e Homs al centro del Paese, e nella regione di Daraa nel sud.

Ats Ans

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