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INTERVISTAMalcolm Ward, l'uomo che rivoluzionò l'immagine della Opel

07.12.11 - 09:38
Quattro chiacchiere con il capo del design esterno, che oltre al suo operato ci dice cosa pensa di Chris Bangle e della Panda di Giugiaro.
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Malcolm Ward, l'uomo che rivoluzionò l'immagine della Opel
Quattro chiacchiere con il capo del design esterno, che oltre al suo operato ci dice cosa pensa di Chris Bangle e della Panda di Giugiaro.

Di designer di automobili ce ne sono a migliaia, ma quelli che si distinguono sono davvero pochi. Tra tutte le chiacchierate a margine delle conferenze stampa che ho intrattenuto recentemente, ce n’è una che lasciato il segno. Il personaggio in questione si chiama Malcolm Ward, ha 46 anni, lavora da 22 alla Opel ed attualmente è capo del design esterno di Opel. Si deve a lui, in pratica, la rivoluzione stilistica avviata con l’Insignia nel 2008 e che sta continuando tuttora. Al di la delle solite questioni che riguardano il marchio per cui lavora, è stato molto interessante discutere con lui sul lavoro fatto da altri, che inizia togliendosi un sassolino dalla scarpa: i recenti “remake” di auto di successo del passato:

“Riproporre in chiave moderna un’auto che ha avuto successo nel passato è una delle cose “più facili" del mondo, anche se c’è chi ci riesce meglio e chi ci riesce peggio. Quello che piace a me, più che riproporre qualcosa di già visto, è lasciare tutti a bocca aperta mostrando qualcosa che nessuno si aspettava.”

Ne è infatti un esempio la Opel Insignia, che una volta tolto il telo in occasione della prima presentazione alla stampa lasciò letteralmente a bocca aperta tutti i presenti.

"Sai, la Opel Omega era stata la "nostra" ultima auto dell’anno e iniziando a progettare l’Insignia il nostro obiettivo era uno solo: mettere sulle ruote una nuova auto dell’anno, e ci siamo riusciti! L’effetto sorpresa ha avuto un buon riscontro. Con essa abbiamo avviato quella che per Opel é la cosiddetta fase 1.0 del design dell’auto, ora stiamo pensando alla 2.0”

E quando la vedremo?

"questo non posso dirtelo" (sorride)

Visto che si parla del futuro del marchio mi viene quindi naturale fare a lui la stessa domanda che feci qualche mese a Rita Forst, ovvero se vista la piega dinamica ed emozionale che stanno prendendo i loro prodotti ci sarà spazio per una vettura sportiva. Lui risponde “perché no!” e sorride di nuovo: esattamente la stessa reazione di Rita Forst. Ci dovremo quindi aspettare qualcosa di inaspettatamente sportivo dalla Opel? Speriamo di sì!

Parlando del passato, Ward si entusiasma e segue la discussione da me lanciata a proposito delle rivoluzioni, citando per prima quella che Chris Bangle fece poco dopo il 2000 alla BMW.

"Bangle é un bravissimo designer; quello che fece da noi alla Opel fu apprezzato, allo stesso modo in cui anche la Fiat Coupé seppe appassionare molte persone. La cosa che più mi da fastidio è che molti dei designer che allora lo criticavano oggi usano le sue stesse idee, continuando tuttavia a negare lui, di fatto, ha aperto delle porte a molti di noi".

Chiedendo quale sia il suo designer preferito, lui sostiene di non averne uno poiché non esiste un solo buon designer, bensì una buona squadra di designer. Ma chiedendogli quale auto avrebbe voluto disegnare lui stesso, risponde:

"Senz’ombra di dubbio la Citroën SM… e anche la DS. Belle, stupende, geniali; attuali anche decenni più tardi."

"Geniale" è una parola che di rado si sente applicata al solo stile di un’automobile quanto piuttosto a soluzioni concettuali. Può esistere un’automobile anche stilisticamente “geniale”?

"Certamente. prendi la prima Panda: semplice, immediata, interni pratici, economica e semplice da costruire. Quello era Giugiaro nella sua massima espressione!”

Quindi nel design è meglio l’evoluzione o la rivoluzione?

“Non credo molto nelle vere e proprie rivoluzioni. Più semplicemente direi che, anche proponendo forme e stili nuovi, bisogna sempre mantenere almeno un minimo nesso con le auto che si sostituiscono. Molti marchi non lo capiscono e cambiano le squadre di designer ogni 6/8 anni, ma onestamente sono fermamente convinto che non sia questo il modo giusto con il quale si costruisce l’identità di un marchio.”

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