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Salute e sanità fuori controllo: l’UDC svela il suo piano anti-costi

Sei le mozioni presentate: «Puntare il dito contro Berna non funziona più. La competenza è cantonale»
Tio.ch/Tipress
Salute e sanità fuori controllo: l’UDC svela il suo piano anti-costi
Sei le mozioni presentate: «Puntare il dito contro Berna non funziona più. La competenza è cantonale»

LUGANO - Costi sanitari: intervenire a livello cantonale è possibile ed è anche tempo di farlo. È questa, in sintesi, la conclusione dell'analisi sulla sanità ticinese presentata questa mattina dall’UDC Ticino al Palazzo dei Congressi di Lugano, indagine che sta alla base delle sei mozioni inoltrate al Consiglio di Stato.

«Da anni - ha ricordato il consigliere nazionale e presidente dell’UDC Ticino Piero Marchesi - si ripete che la colpa è di Berna e della LaMal. Vogliamo invece dimostrare che un margine d’azione per rendere più efficiente la sanità cantonale esiste. Continuare a puntare il dito contro il Consiglio federale senza affrontare la situazione reale in Ticino non è corretto. Pur riconoscendo che la LaMal ha le sue problematiche».

Sovraofferta e costi alle stelle - L'approfondimento, svolto dal consigliere nazionale Paolo Pamini e basato su dati dell’Ufficio federale di statistica, mostra che nel 2024 il Ticino ha registrato i costi sanitari lordi dell'Assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie (AOMS) pro capite più elevati della Svizzera: 5'890 franchi, contro una media nazionale di 4'720. Le spese risultano superiori in tutte le principali categorie, con scarti particolarmente significativi nelle cure di lunga durata, nella fisioterapia, nelle prestazioni mediche ambulatoriali e in farmacia. Il confronto con il Canton Grigioni - scelto per condizioni geografiche e demografiche simili - evidenzia costi inferiori in ogni ambito. «Questo perché la responsabilità principale sul controllo dell’offerta sanitaria e dei costi è cantonale», sottolinea Pamini.

Una sovraofferta che "sfrutta" gli anziani - Quanto all’invecchiamento della popolazione, per Pamini il suo impatto sarebbe «marginale». Pur avendo la quota di anziani più alta del Paese, il Ticino non vede in questo il fattore decisivo dell’aumento dei costi. «I Grigioni hanno una percentuale d’anziani quasi identica, ma costi sanitari sotto la media. Al contrario, cantoni come Ginevra e Vaud, con popolazioni più giovani, registrano costi lordi pro capite superiori. L’età incide, ma non è l’unica variabile».

Dai dati emerge inoltre una «sovraofferta sanitaria», che Pamini collega all’arrivo di medici dall’estero che aprono studi privati contribuendo ad alimentarla. Una dinamica che coinvolgerebbe soprattutto gli over 65, considerati «i clienti migliori» e per questo più frequentemente sottoposti a esami e trattamenti.

Sei mozioni per migliorare la situazione - Per migliorare la situazione, l’UDC ha quindi individuato sei passaggi fondamentali da compiere a livello cantonale. Andando così a togliere un po’ di pressione sui costi sanitari, in continua ascesa. «L’obiettivo è andare a intervenire là dove il Cantone ha competenza diretta. Si mira a un nuovo approccio politico e gestionale per responsabilizzare il Cantone, rafforzare l’efficienza, promuovere la concorrenza leale e restituire sostenibilità economica al sistema sanitario».

Una governance indipendente all'EOC - Concretamente, la prima mozione chiede una governance indipendente e trasparente per l’Ente Ospedaliero Cantonale, escludendo i membri del Governo dal Consiglio di amministrazione per evitare «conflitti di interesse e il paradosso di un mandante che è al tempo stesso amministratore e controllore».

La seconda propone di attribuire all’EOC «un mandato più imprenditoriale e sostenibile», puntando su efficienza e razionalizzazione dei costi, ed eliminando i doppioni. L’obiettivo sarebbe trasformare l’EOC in una vera SA, «senza paracadute pubblico che, in caso di deficit, ricade sui contribuenti ticinesi».

Creare dei centri specialistici, ottimizzando l'offerta - La terza mozione mira a una pianificazione ospedaliera più razionale, con una riduzione delle duplicazioni. Ciò implicherebbe «concentrare le specialità su un numero minore di sedi per contenere i costi, ridurre l’offerta nel settore stazionario e limitare l’ingresso di nuovi operatori, così da evitare la sovraofferta».

Con la quarta proposta, l’UDC chiede al Consiglio di Stato di prepararsi all’entrata in vigore, nel 2028, del nuovo modello di finanziamento EFAS. «Serve un’analisi dettagliata della situazione attuale e di ciò che sarà possibile fare: occorre una strategia cantonale».

Tassa sui casi bagatella - Anche il tema dei pronto soccorso e delle cosiddette “bagatelle” entra nelle mozioni UDC. La quinta prevede «una riorganizzazione dei pronto soccorsi e l’introduzione di filtri per i casi non urgenti: è necessario ridurne il numero». In concreto, ciò passerebbe attraverso «un filtro basato su consulti medici» e la possibile introduzione «di una tassa d’accesso moderata (a partire da 50 franchi, esclusi i casi pediatrici)» per scoraggiare gli abusi. Prevista anche, sull'esempio del Cantone di Zugo, «una campagna informativa per ridurre gli accessi impropri».

Infine, la sesta mozione riguarda «una revisione dei sussidi RIPAM con incentivi alla responsabilità individuale». Secondo l’UDC, l’attuale sistema permette di ricevere sussidi anche a chi «potrebbe lavorare di più ma sceglie di non farlo per motivi personali, come avere più tempo libero». Si chiede quindi di correggere il meccanismo «per evitare sprechi di denaro pubblico», soprattutto in vista dell’applicazione «dell’iniziativa del 10%».

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