Beltraminelli, Gobbi e Bertoli. L'ultimo saluto al "collega" e in alcuni casi anche amico
BELLINZONA - Per alcuni persino un amico. Per tutti una persona con la quale è stato possibile dialogare, anche nei momenti in cui le rispettive posizioni erano diametralmente opposte. Roberto Maroni lascia di sé, tra i politici ticinesi, il ricordo di un buon politico, disponibile al confronto e molto attento alle dinamiche della Regio Insubrica.
Ristorni e un rapporto di familiarità - C'è certamente una simpatia, quasi un affetto, nelle parole dell'ex consigliere di Stato Paolo Beltraminelli: «Maroni - spiega - l'ho sempre considerato, proprio anche per le sue radici profondamente insubriche, una persona che conosceva bene la realtà ticinese. L'ho incontrato in più occasioni, anche durante il mio periodo di presidenza al Governo. Venne anche a Bellinzona, mostrandosi ogni volta attento ai problemi che riguardano la nostra regione. Forse anche per questo ho seguito con interesse la sua carriera politica, durante la quale è riuscito a rimanere sempre coerente a sé stesso».
Una reciproca stima, insomma, che non si è incrinata nemmeno durante la discussone dei dossier più spinosi: «Quando ci trovammo a dialogare sul tema dei ristorni dei frontalieri - prosegue Beltraminelli - chiaramente avevamo visioni che si focalizzavano sugli interessi delle rispettive parti. Eppure questi problemi sono sempre stati affrontati in un clima di cordialità. Non ho mai visto in Maroni una persona particolarmente dura nei confronti del Canton Ticino. Era un partner affidabile, una figura riconosciuta per noi come abbastanza familiare».
Un legame che si è protratto anche dopo l'impegno politico. «Ho ancora il suo contatto Whatsapp, nonostante non l'abbia più incontrato da quando non siedo in Consiglio di Stato. Circa un mese fa, in questa chat, mi sono visto arrivare un messaggio, o meglio una foto, per segnalarmi l'uscita del suo ultimo libro: "Il Viminale esploderà", scritto a due mani assieme a Carlo Brambilla. Forse, una sorta di omaggio agli amici prima di morire».
L'amicizia con la Lega dei Ticinesi - Lunghi, anche i trascorsi con la Lega dei Ticinesi, come rievoca il consigliere di Stato Norman Gobbi: «Ho avuto modo d'incontrarlo ancora ai tempi della Lega Lombarda, poi Lega Nord, in qualità di Ministro prima, ma soprattutto in qualità di Governatore della Lombardia. Ricordo soprattutto l'impronta pragmatica nei suoi vari ruoli e che ha permesso di siglare l'accordo, quello di una road map di intese varie, che ha portato al coinvolgimento attivo di Lombardia e Piemonte e all'istituzionalizzazione dei rapporti bilateri.
Un rapporto in cui non sono mancati confronti accesi: «Per fortuna ci siamo anche scontrati - sottolinea Gobbi -. Ognuno di noi ha dovuto difendere il proprio territorio, lui si schierò a difesa dei lavoratori frontalieri, noi ovviamente dei lavoratori indigeni. Ma non è mai venuto meno il rapporto di stima e amicizia. Abbiamo litigato, certo, ma continuando a parlarci da vicini di casa. Sempre con l'interesse istituzionale di voler far funzionare le cose».
Gli ultimi messaggi, anche qui, si sono protratti anche in seguito alla fine dell'impegno politico del leghista d'oltre confine: «Ci siamo scambiati alcuni Whatsapp. E non ho mancato di fargli i complimenti per delle sue dichiarazioni, sempre molto lucide e pungenti».
«Quella foto appesa nel suo studio» - Le doti comunicative di Maroni sono impresse anche nella memoria del Consigliere Manuele Bertoli: «Roberto Maroni era una persona con la quale si poteva dialogare, anche se con idee parecchio lontane dalle mie. Forse perché oltre che politico era anche musicista, quindi abituato a sapere che se le cose funzionano è perché dietro c’è un team che funziona. Mi colpì positivamente la sua scelta di appendere una foto di Otis Redding nel suo studio al Ministero degli interni, quando ricoprì quella carica».