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LUGANO«Ci vediamo presto, e non sarà per un caffè»

12.10.16 - 11:06
Sequestrarono per tre volte un uomo: prima un SMS, poi le visite alla vittima a Dalpe per recuperare almeno 17'500 franchi. L’interrogatorio degli imputati
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«Ci vediamo presto, e non sarà per un caffè»
Sequestrarono per tre volte un uomo: prima un SMS, poi le visite alla vittima a Dalpe per recuperare almeno 17'500 franchi. L’interrogatorio degli imputati

LUGANO - «Eravamo andati a Dalpe per chiarire la faccenda dei soldi». Il processo nei confronti dell’accoppiata che nel settembre 2015 aveva più volte sequestrato un uomo a Dalpe, in corso a Lugano alle Criminali presiedute dal giudice Amos Pagnamenta, si apre con l’interrogatorio del più giovane: il 35enne, difeso dall’avvocato Laura Rigato, che in Italia conta già una serie di condanne. L’imputato non riconosce i fatti così come descritti nell’atto d’accusa firmato dal procuratore pubblico Paolo Bordoli. Secondo lui, infatti, quello del 13 settembre 2015 era un incontro avvenuto su invito della vittima che doveva dei soldi a più persone. Ma non ci sarebbe stata nessuna minaccia. Eppure qualche giorno prima il 35enne aveva mandato alla vittima un SMS che lascia pensare ad altro: «Ora io da buon calabrese o mi dai i soldi oppure ci vediamo presto, molto presto, e non sarà per un caffè». E poi i due erano giunti a casa della vittima con una chiave per bulloni.

Per recuperare almeno 17'500 franchi – L’accoppiata intendeva farsi dare almeno 17'500 franchi. «Sono soldi che doveva a più persone, il mio errore è stato quello di prendere a cuore la situazione» afferma allora il 35enne, spiegando che nel settembre del 2015 avrebbe incontrato la vittima per la prima volta. E aggiunge: «I soldi che doveva ai creditori erano molti di più».

«La vittima ci ha portati al bancomat» - Nemmeno il 37enne, patrocinato dall’avvocato Massimo Quadri, riconosce i fatti. Parlando della seconda serata a Dalpe, in cui l’accoppiata aveva portato la vittima a un bancomat di Faido, l’imputato sostiene inoltre che «in questo modo ci voleva mostrare che non aveva soldi». La trasferta a Faido sarebbe dunque state proposta, sempre secondo il 37enne, dalla vittima stessa. «Non è stato in alcun modo obbligato» sottolinea.

Moto e oggetti preziosi – Con le minacce, l’accoppiata avrebbe ottenuto più moto e oggetti preziosi da una terza persona, che aveva aiutato la vittima ad allontanarsi da casa. «La merce ce l’aveva offerta lui, senza che gliela chiedessimo» contesta l’imputato di 35 anni. «Penso che si sentisse in colpa – sostiene – perché non conosceva la questione dei debiti». Alcuni veicoli sono stati scambiati, altri venduti. Il dibattimento è dunque sospeso fino alle 14.

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