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«Agenti al limite del burnout: è ora di dire basta»

L'OCST chiede salari più competitivi e maggiore dignità per i poliziotti: «È ora che la politica si muova»
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«Agenti al limite del burnout: è ora di dire basta»
L'OCST chiede salari più competitivi e maggiore dignità per i poliziotti: «È ora che la politica si muova»

LUGANO - «Chiediamo condizioni dignitose, che riconoscano il valore e l’importanza del nostro ruolo e rendano la professione di agente di polizia veramente attrattiva per chi vuole servire la comunità». È la richiesta formulata dal presidente del sindacato OCST dei funzionari di polizia, Alessandro Polo, durante la 76esima assemblea ordinaria tenutasi questa sera al 19 di via Balestra a Lugano. In questa occasione è stata annunciata la creazione di un tavolo tecnico, voluto dai sindacati, al quale dirigenza e personale siederanno insieme per affrontare «problemi e disfunzioni pratiche».

Un tavolo di lavoro tra sindacati, direzione e personale - Nel suo intervento Polo è tornato con la memoria agli inizi di novembre, quando sono stati diffusi i risultati del sondaggio promosso da OCST, VPOD e dalla sezione ticinese della Federazione svizzera funzionari di polizia. «La sensazione è che quel giorno abbiamo finalmente fatto un passo avanti». «Non lo nascondo - ha incalzato Polo -. Dopo la risposta della politica, che ha minimizzato l’importanza del sondaggio e, di fatto, ha messo in dubbio la capacità di giudizio non solo di chi lo ha promosso, ma anche di tutte le persone che l’hanno compilato, sostenendo che “in polizia va tutto bene”, ci aspettavamo un atteggiamento simile anche dalla Direzione».

Diversi temi da affrontare - Tra i temi che saranno affrontati al tavolo tecnico, spicca innanzitutto la conciliabilità casa-lavoro, in particolare l’introduzione del telelavoro nei settori più idonei e una maggiore apertura al tempo parziale. «Quanto è bello sapere che se decido di creare una famiglia, il datore di lavoro mi permetterà: uno, di tornare a fare il lavoro che tanto mi piace e, due, di potermi dedicare alla famiglia».

Un altro nodo riguarda il mancato riconoscimento degli agenti: «Se un collaboratore - se qualcuno di noi - fa una domanda al suo superiore, questo si aspetta una risposta. E questa risposta deve arrivare».

Polo ha poi affrontato la questione del rinnovamento della Polizia cantonale. «Giustamente, è di competenza della Direzione e al momento non è condiviso. C’è però la questione del progetto Polizia ticinese e quello della polizia unica. Ci hanno spiegato che questi due temi sono unicamente di competenza della politica e che la Direzione sta aspettando di capire in che direzione la politica vuole andare. Ecco, questo è forse l’unico punto sul quale non sono completamente d’accordo. È assolutamente vero che il tema è politico, ma una direzione alla politica, la nostra Direzione dovrebbe darla». «Quest’anno i sindacati hanno rotto le scatole più del solito, è vero. Ma sono anni che noi sindacati portiamo sempre gli stessi problemi ai tavoli con la Direzione. È ora di affrontarli. Il nostro obiettivo è lo stesso del datore di lavoro».

L'appello - Da qui l’appello: «Dateci la possibilità per lavorare bene, con qualità e dignità. Non chiediamo dieci settimane di vacanze o stipendi da manager. Vogliamo lavorare, e lavorare bene. Con i continui tagli, soprattutto quelli al personale, non siamo più in grado di farlo». E porta un esempio concreto: «Se in un ufficio a caso abbiamo da anni un carico di lavoro che richiederebbe 20 persone a tempo pieno e il nostro organigramma prevede solo 10 unità… non possiamo farlo funzionare in 7. È semplice matematica, non funziona, è impossibile!».

Condizioni di lavoro più appetibili - Per risollevare la condizione degli agenti, servono interventi chiari: «Quattro settimane di vacanze: è il minimo legale, ben al di sotto della media in ambito lavorativo. 1.70 all’ora per garantire il picchetto di Polizia: è ridicolo per un agente che deve essere costantemente reperibile e pronto a intervenire, con la responsabilità e lo stress che ne conseguono». E sul tema salariale aggiunge: «Uno stipendio lordo di circa 4900 franchi per un neo gendarme iscritto nella 4° classe (al netto degli oneri sociali a circa 3900 franchi netti)» è troppo poco per il caro vita elvetico. «È vero, lo stipendio aumenta un po’ ogni anno, ma con la nuova legge stipendi… ci vogliono 24 anni!» Insomma: «Il salario deve essere competitivo».

«Ora spetta alla politica» - E intervenire, conclude Polo, «è compito della politica. Le persone sono la vera risorsa strategica dell’istituzione e risparmiare sul personale oggi può aumentare i costi sociali di domani, oltre a comportare spese maggiori per la formazione continua di nuovi agenti o sostituzioni frequenti».

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