Violenza in casa, ogni giorno arrivano in polizia oltre 2 richieste di aiuto

In un anno 60 persone allontanate con la forza e 142 allontanamenti volontari. Ben 48 donne e 52 bambini accolti in case protette. È il Ticino violento tra le mura domestiche.
BELLINZONA - «Per anni sono stata vittima di violenza domestica, sia fisica che verbale, da parte del mio compagno. Grazie al coraggio che ho trovato ispirata anche dai numerosi articoli, interviste e servizi televisivi, così come dalle campagne contro la violenza domestica, mi sono recata presso la polizia per denunciare. Con il supporto di un avvocato ho sporto denuncia penale per lesioni, minacce e coazione. Oggi, su mia richiesta, lui ha lasciato la nostra casa». È una testimonianza toccante e significativa quella con cui il Presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi ha aperto la presentazione dell'annuale bilancio d’attività sul fronte della lotta alla violenza domestica. «Mi ha profondamente colpito e dimostra l'importanza dell'attenzione verso il tema della violenza domestica», ha sottolineato Gobbi.
Cifre preoccupanti - Le cifre a livello nazionale, d'altra parte, parlano chiaro: ogni due settimane muore una persona a causa di violenza domestica. Nel 2024 si sono contati 26 omicidi, 27 nel 2025. «Le vittime sono per il 70% donne. Abbiamo avuto in un anno 21'127 reati di violenza domestica su 563'633 complessivi - ha spiegato Gobbi -. La violenza avviene tra partner nella misura del 46,3% o tra ex partner nel 26,6% dei casi. Quanto alle violenze sessuali, più del 90% delle vittime è costituito da donne, mentre gli autori delle violenze sono quasi esclusivamente uomini».
In Ticino quasi mille richieste d'aiuto ed oltre 200 allontanamenti - Il Ticino non è chiaramente esente dal problema. Nel 2024 gli interventi nell'ambito del disagio familiare sono stati 982, che hanno portato a 60 allontanamenti coattivi dal domicilio ordinati dalla Polizia e 142 casi in cui l'autore ha lasciato volontariamente l'abitazione. Si sono tenuti 108 incontri con autori/autrici da parte dell'Ufficio dell'assistenza riabilitativa, mentre le due Case protette hanno accolto 48 donne vittime di violenza e 52 bambini. «I numeri del 2025 per il Ticino confermano oggi sostanzialmente quelli del 2024, con una lieve flessione per il secondo anno consecutivo», ha fatto notare Gobbi.
Ma importanti sono anche i numeri relativi ai costi che genera il contrasto alla violenza domestica: «Tra i 164 e i 287 milioni di franchi ogni anno».
Piano d'azione cantonale: bilancio positivo - Il bilancio del Piano d’azione cantonale contro la violenza domestica è complessivamente positivo: «Delle 80 misure previste, 79 sono state realizzate, attivate o sono in fase di sviluppo». «Molte di queste prevedono continuità e aggiornamenti costanti», ha precisato il presidente del Governo.
Formazione di medici, infermieri, magistrati... ma anche di estetiste e parrucchieri - Le misure attuate in questi quattro anni hanno permesso un rafforzamento significativo dei servizi coinvolti, una migliore capacità di intervento e una più efficace protezione delle vittime. Tra le misure principali figurano la formazione del personale di farmacia; la sensibilizzazione di medici di famiglia, avvocati e magistrati; la diffusione della guida «Contatti dopo la violenza domestica» ai professionisti della protezione dei minori; la creazione del Centro di competenza violenza della Polizia cantonale e riorganizzazione del servizio dedicato; l'introduzione della gestione della minaccia nella revisione della legge sulla polizia, la formazione dei primi infermieri forensi presso la SUPSI e molto altro. Già dallo scorso anno si sono attivate nuove misure tra cui la sensibilizzazione sul tema indirizzata a categorie professionali a contatto con la popolazione: ad esempio estetiste e parrucchieri.
Il bilancio finale del Piano d’azione slitta al prossimo anno per allinearsi alle strategie nazionali. L'intento è consolidare quanto ottenuto e sviluppare entro il 2027 una quarantina di nuove misure che verranno inserite nel Piano d’azione.
«Una piaga preoccupante» - «La violenza di domestica, sessuale e di genere è purtroppo una triste realtà che tocca in misura prevalente le donne ed è in aumento. Il fatto che molti episodi non vegano denunciati rende questa piaga sociale ancora più preoccupate. È una sconfitta per l’intera società e per tutti noi, ecco perché dobbiamo impegnarci ancora di più per prevenirla e contrastarla», ha proseguito la Direttrice del DECS, Marina Carobbio Guscetti.
"Basta uno sguardo. E tu taci." - La Consigliera di Stato ha poi espresso soddisfazione per l’avvio della campagna nazionale di prevenzione della violenza domestica, sessuale e di genere “L’uguaglianza previene la violenza”. Lanciata la scorsa settimana dalla Confederazione, verrà promossa per i prossimi tre anni, a scadenza semestrale, con regolari nuovi contenuti.
Esplicativi i messaggi della campagna: ad esempio "Basta uno sguardo. E tu taci." Oppure "I suoi bisogni contano. I tuoi no." O, ancora: "Lui alza la voce. E tu smetti di parlare").
La direttrice del DECS ha quindi messo in evidenza il ruolo centrale dell’educazione, ambito essenziale per prevenire la violenza di genere poiché «contribuisce a contrastare gli stereotipi e a promuovere relazioni fondate sulla parità, sul consenso e sul rispetto reciproco». Carobbio Guscetti ha infine ricordato che anche nei settori della cultura e dello sport gli sforzi vanno ulteriormente moltiplicati, per garantire ambienti improntati a rispetto ed equità.
«Un fallimento di tutta la comunità» - Nel suo intervento il Direttore del DSS, Raffaele De Rosa, ha ricordato che la violenza domestica è «un fatto drammatico per chi lo vive, e anche un fallimento di tutta la comunità, perché mina la fiducia, la sicurezza e la dignità all’interno delle relazioni più intime». «Contrastare la violenza domestica - ha poi proseguito - significa proteggere chi subisce e costruire un futuro diverso per bambine e bambini che hanno il diritto di crescere in un ambiente sicuro. La violenza tra le mura di casa non è mai una questione privata: riguarda tutti noi. E ognuno di noi – istituzioni, enti partner, comunità – ha una parte di responsabilità nel garantire che le vittime trovino ascolto, protezione e una via d’uscita concreta».
Per questo De Rosa ha ricordato come sia essenziale rafforzare l’impegno nelle politiche coordinate e nella rete di intervento che negli anni si è consolidata grazie al lavoro congiunto di istituzioni, enti partner, fondazioni, associazioni, professioniste e professionisti, volontarie e volontari.
Numero unico a tre cifre a maggio 2026 - Fra le novità, il direttore del DSS, ha aggiornato sull’avanzamento dell’introduzione del numero unico nazionale a tre cifre, che a livello federale si prevede sarà attivo dal 1° maggio 2026. Uno strumento «semplice, immediato e riconoscibile» per chi cerca aiuto o per chi assiste a situazioni di pericolo e che permetterà di orientare rapidamente le vittime verso i servizi adeguati in tutto il Paese. «Un tassello che potrà davvero fare la differenza nei momenti in cui ogni secondo pesa», ha spiegato De Rosa.
La legge cantonale per la prevenzione e il contrasto sulla violenza domestica - Il Presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi si è infine soffermato su una misura particolarmente attesa del Piano d’azione cantonale: la Legge cantonale per la prevenzione e il contrasto della violenza domestica, attualmente in fase di consultazione interna all’Amministrazione cantonale. «Questa - ha spiegato - in 19 articoli mira a di favorire la collaborazione delle autorità competenti, dei servizi e della società civile al fine di adottare un approccio integrato e si applica ai casi di violenza domestica subiti sia da donne che da uomini».
Non sono mancati infine i ringraziamenti e chi opera quotidianamente in questo ambito e in conclusione si è invitata la popolazione ad aderire alle varie manifestazioni della campagna “16 giorni di attivismo contro la violenza di genere”.




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