Un'indagine dettagliata che ha coinvolto 247 imprese associate alla Cc-Ti che impiegano 14’470 dipendenti in tutto il cantone
LUGANO - 247 aziende ticinesi - che impiegano14'470 persone - hanno partecipato all'inchiesta della Cc-Ti sullo stato del mercato e dell'economia, indagine che getta uno sguardo anche in prospettiva del prossimo 2023. Risultato? Secondo la Camera di commercio, «l'anno 2022 è stato di segno tutto sommato positivo per le imprese ticinesi, malgrado le crescenti difficoltà legate ai costi dell’energia, alle reperibilità e ai prezzi delle materie prime e, per le aziende esportatrici, alla forza del franco». Ma veniamo ai dettagli.
«Buono» il livello degli investimenti e degli affari - Il 44% delle imprese ticinesi ha investito e intende farlo ancora, un valore, questo, superiore al biennio 2020-2021. Nello specifico, a "seminare" di più sono state le attività industriali e artigianali (67%), valore ritenuto «buono» dagli esperti. Il 77% delle imprese ha poi valutato favorevolmente l’andamento degli affari nel 2022 (soddisfacente per il 41% delle aziende, buono per il 36%).
Preoccupazioni legate ai profitti - A preoccupare, sempre secondo il report, è la riduzione - ormai costante negli ultimi anni - dei margini di utile. Un dato che non può non preoccupare per quelle che potrebbero essere poi le conseguenze in fatto di possibile perdita di competitività e di occupazione, che al momento viene ritenuta «stabile».
Come sarà il 2023 ? - Se il 2022 è stato considerato «buono» dal 36% del campione, l'anno che ci attende vede scendere la percentuale degli ottimisti: sono un pò meno (32%) per il primo semestre 2023. Mentre solo il 28% degli intervistati si aspetta un secondo semestre (del 2023) buono. Se poi si prende in considerazione l'approvvigionamento, in fatto di materie prime e costi energetici, ecco che il 74% delle imprese segnala un 10% d'incremento dei costi di energia elettrica per il 2023. E il fatto di avere già intrapreso un percorso virtuoso quanto al taglio degli sprechi - oltre che di poter godere di prezzi bloccati grazie alla collaborazione con Enerti SA - non toglie il timore di poter essere costretti a interrompere la produzione.
L'occupazione resta tutto sommato «stabile» - Al netto di tutte componenti negative (caro energia, inflazione, logistica), registrate nell'anno 2022, secondo la CC-Ti, «l’occupazione non ha subito contraccolpi» e nonostante tutto «ben il 72% delle imprese prevede una stabilità dell’effettivo per il 2023». Mentre «solo il 7% stima che vi possa essere una diminuzione».
L'incognita materie prime (e prezzi) preoccupa - Non c'è imprenditore oggi che possa considerarsi al riparo dallo spettro di potersi trovare un giorno senza fornitore e quindi sprovvisto di materia prima. Ecco che l'aspetto dell'approvvigionamento viene ritenuto difficoltoso dal 44% del campione, dato in crescita rispetto a quello registrato lo scorso anno (30%). Non sorprende che il picco di "preoccupati" (71%) riguarda le aziende dell'industria e dell'artigianato. In aumento anche i prezzi delle componenti: fino al 10% per il 50% delle imprese, mentre per le restanti «gli aumenti variano dall’11 al 100% e oltre». L'anno venturo, infine, sono previsti aumenti dello stesso tenore, con un 46% d'interpellati che registra un incremento tra l’11 e il 50%.