Gabriele Vetro ha vinto i campionati svizzeri di natural bodybuilding aggiudicandosi un posto al mondiale di Las Vegas.
Sul podio è riuscito a portare, in qualità di preparatore, anche la moglie e diversi atleti. Forte dei suoi risultati vuole promuovere un bodybuilding senza farmaci: «Ad oggi si muore ancora per questo sport»
LUGANO - Chi pensa al bodybuilding spesso collega la disciplina a corpi esasperati, uno su tutti quello dell'Arnold Schwarzenegger quattro volte campione di Mister Universo e per ben sette volte di Mister Olympia. Chi non è del mestiere, però, non sa che quella massa muscolare non è raggiungibile senza un massiccio uso di sostanze dopanti.
Il campione ticinese - Nonostante i continui decessi di atleti che sacrificano la salute per sfoggiare fisici enormi senza un filo di grasso, le realtà "doped" riescono a mettere in ombra quelle che invece si definiscono "natural" (o drug free). Eppure c'è chi il culturismo lo vuole concepire ancora in modo sano. Tra questi Gabriele Vetro che, questo fine settimana a Unterageri (ZG), ha vinto i campionati svizzeri di natural bodybuilding categoria -80 kg aggiudicandosi un posto al mondiale di Las Vegas con la Nazionale Svizzera.
La realtà "natural" - Gabriele è un autentico portavoce della filosofia natural, come ci racconta lui stesso. «Sono orgoglioso di poter partecipare alle gare della SNBF, Federazione del natural bodybuilding svizzera, nata negli anni '90 proprio per combattere la presenza del doping nelle palestre. All'epoca le sostanze dopanti dilagavano anche tra i giovani e non professionisti».
Controlli severi - Per questo i controlli, oggi, sono severissimi: «A campione vengono effettuati esami delle urine, anche per verificare se si è fatto uso di diuretici, non solo di anabolizzanti. Molti culturisti non sono morti a causa degli steroidi, ma proprio a causa dei diuretici assunti a ridosso di una gara. Si prendono per svuotarsi dei liquidi e arrivare il più asciutti possibile. Ciò crea una disidratazione elevata che stressa il fisico e a volte porta al collasso».
Ad oggi viene usato anche uno strumento che, per i non addetti, può sembrare insolito: «Siamo sottoposti al poligrafo, comunemente noto come macchina della verità. Una videocamera verifica i movimenti oculari mentre dei sensori sul petto rilevano le reazioni alle domande che ci vengono poste. L'attendibilità è di oltre il 90%». Ci sono poi verifiche più... approfondite: «Controllano che non ci siano segni di iniezioni. E guardano ovunque, tra le dita dei piedi, persino sugli organi genitali».
Allenamento mirato e integrazione - La differenza tra natural e doped non è solo nella diversa quantità di massa muscolare che si riesce a costruire: «Chi non fa uso di sostanze dopanti deve allenarsi con criterio. Non può, tutti i giorni, spingere al massimo senza guardare alla tecnica, ricercando esclusivamente il cedimento muscolare e allenando ogni gruppo muscolare una volta a settimana. I professionisti allenano gli stessi gruppi muscolari più volte alla settimana e meno intensamente. Questo perché il recupero muscolare, quando non si usano farmaci, è molto limitato».
Insomma, bisogna calibrare bene allenamento, alimentazione, riposo e ovviamente integrazione. «Oltre al cibo assumiamo amminoacidi, proteine e vitamine. Che non sono altro che derivati del cibo trasformati in polvere e pillole facilmente disponibili e assimilabili. Per intenderci, le proteine possono essere estratte dal latte, come dalla soia, o dalle uova. Non sono assolutamente dei farmaci».
«Occhio agli influencer del fitness» - Gabriele mette in guardia dai moderni “testimonial” del bodybuilding: «Li vediamo non solo sulle riviste, ma anche sui social, o youtube. I ragazzini li seguono e credono che quei fisici siano il risultato dell'allenamento in palestra. Non è proprio così. Ci sono indicatori dell'uso di anabolizzanti che sono visibili ad occhio nudo: penso alla ginecomastia (l'anomalo sviluppo delle dimensioni delle mammelle nell'uomo n.d.r.), alla crescita esasperata dei muscoli delle spalle o dei trapezi, all’abbassamento del tono della voce o alla mascella più pronunciata, o ancora alla comparsa di eruzioni cutanee».
Poco tempo libero, tanta passione - Gabriele è un fiume in piena. Non c’è incertezza nelle sue parole dalle quali traspare tutta la sua passione. Un lavoro, a dirla tutta, che gli lascia poco spazio per quella che tradizionalmente viene definita “vita sociale”. «Io sto anche frequentando la scuola per diventare pompiere, quindi devo incastrare tutto, compresi impegni quali il portare mio figlio a scuola o a ginnastica. In preparazione della gara dormivo 5 ore a notte e la pausa caffè era davanti alla macchinetta del lavoro».
Il Ticino sul podio - Un sacrificio che lo ha ripagato. Gabriele ha allenato e portato in gara anche la moglie Dajana, che a sua volta ha conquistato il podio diventando vice campionessa svizzera nella categoria femminile "Figure". Sul podio sono finiti anche tutti gli atleti ticinesi da lui allenati e presentati in qualità di preparatore sportivo. «Un obiettivo importante, utile per promuovere un messaggio a favore di uno sport che può e deve essere sano».