Il Tribunale federale ha chiarito un punto importante per gli stranieri che chiedono una residenza in Ticino
BELLINZONA - Il centro di interessi non è più al centro degli interessi del Cantone. Il cambio di rotta sui permessi di soggiorno, preannunciato dai numeri anticipati ieri da Tio.ch/20minuti, è stato confermato e spiegato oggi in conferenza stampa dal ministro Norman Gobbi e Silvia Gada, capo sezione della Sezione della Popolazione.
Negli ultimi due anni, e in particolare nel 2021, il Cantone ha adottato una linea più "morbida" nel concedere i permessi B ai cittadini stranieri provenienti dall'Ue. I permessi negati dall'inizio dell'anno sono stati 27, l'anno scorso 163, in calo rispetto al giro di vite del quadriennio precedente (da 111 nel 2015 erano saliti a 272 nel 2019).
I motivi risiedono in una serie di sentenze del Tribunale federale, illustrate da Silvia Gada davanti ai giornalisti: la prima novità riguarda «il centro di vita e di interessi, in precedenza utilizzato come parametro fondamentale nell'attribuire il permesso di residenza» e ora «non più determinante». I controlli condotti dai funzionari cantonali - bollette, consumi, spostamenti, precedenti penali - «restano comunque necessari» ha sottolineato la dirigente. «Le sentenze hanno confermato l'importanza di queste verifiche».
Controlli che a suo tempo avevano suscitato critiche di "accanimento" nei confronti del Dipartimento di Gobbi. Il ministro dal canto suo ha sottolineato come «l'adeguamento alla giurisprudenza comporta una modifica del concetto di permesso B». In sostanza «il cittadino straniero titolare del permesso non deve avere un reale domicilio sul territorio, può ad esempio lavorare durante la settimana in Ticino e tornare all'estero nel weekend, dalla famiglia».
Gobbi ha sottolineato come «questa novità comporterà ripercussioni in altri ambiti, come ad esempio quello dell'assistenza sociale». Le sentenze di Losanna «fanno chiarezza nel nostro settore ma potrebbero creare delle confusioni in altri settori, che prima si basavano sulle decisioni dell'Ufficio migrazione per erogare prestazioni sociali».
Per quanto riguarda gli abusi la guardia «rimane comunque alta» ha assicurato Gobbi. «Nell'ambito delle decisioni di decadenza verranno mantenuti i controlli se le situazioni non sono chiare. Qui sarà importante il ruolo dei comuni nel controllo di dettaglio degli elementi che possono comportare la decadenza del permesso di soggiorno».