La protezione sarà da adottare laddove le distanze non possono essere mantenute, in particolar modo nei mercati.
Decise nuove disposizioni anche per gli incontri tra più persone, le attività sportive e la ristorazione.
Si viaggia sull'onda dei 250 contagi al giorno (anche se oggi i tamponi segnalati come positivi erano "solo" 147). Sono 80, invece, le persone ricoverate negli ospedali ticinesi per coronavirus, ben 15 in sole 24 ore. Sei di questi sono intubati nel reparto di terapia intensiva.
È di questi numeri, ma non solo, che si è parlato nel breve incontro informativo programmato per le 16:15 di oggi. Dalla sala stampa del Palazzo delle Orsoline, a Bellinzona, Norman Gobbi (Presidente del Consiglio di Stato), Raffaele De Rosa (Direttore del Dipartimento della sanità e della socialità) e Giorgio Merlani (medico cantonale) hanno aggiornato la popolazione sulla situazione in Ticino legata alla diffusione del nuovo Coronavirus.
Mascherine - La grande novità sta nella scelta del Governo ticinese di giocare d'anticipo rispetto al Consiglio federale. In attesa quindi di sapere quali saranno le nuove disposizioni generali (che saranno annunciate mercoledì), ecco che già a partire da domani, in Ticino vigerà l'obbligo della mascherina. Anche all'aperto. «Questo laddove non è possibile mantenere le distanze di sicurezza, in particolare negli spazi dei mercati», ha sottolineato Gobbi.
Incontri e sport - Ma non solo. Dal 28 di ottobre fino al 30 di novembre saranno vietati incontri «tra più di 15 persone così come gli sport amatoriali di contatto (tranne che per i più piccoli)», sottolinea ancora il presidente del Consiglio di Stato.
Ristorazione - Nuove disposizioni sono state decise anche per la ristorazione: «Al ristorante - prosegue Gobbi - si dovrà rispettare il distanziamento di un metro e mezzo fra i tavoli, ciascuno dei quali potrà ospitare un massimo di 4 persone». Pasti e bevande potranno essere consumati solo da seduti. «Continuano ad essere centrali la tempestività e la proporzionalità delle misure. Che devono essere corrette per poter essere accettate dalla popolazione, ma devono essere sopportate e supportate da ogni cittadina e ogni cittadino».
Ricoveri in crescita - Nel prendere la parola De Rosa sottolinea da subito la delicatezza della situazione sotto il profilo sanitario: «I ricoveri in ospedale continuano a crescere e potremo constatare solo tra un paio di settimane gli effetti delle misure che decidiamo di prendere oggi». «Gli interventi - prosegue - devono essere tempestivi e proporzionati. Nessuno vuole il lockdown, ma bisogna adottare misure accettabili per l'economia e la società. Si tratta di un compromesso per il bene collettivo, quello della nostra salute. Dobbiamo fare tutto il possibile per evitare misure più severe per il futuro prossimo. Ed evitare di intasare le strutture ospedaliere».
«Un nuovo lockdown sarebbe devastante» - De Rosa richiama ancora una volta alla responsabilità individuale: «Le nostre scelte possono proteggerci. Gli atteggiamenti virtuosi possono mettere in sicurezza sé stessi e gli altri. Dobbiamo fare il massimo per scongiurare un lockdown che sarebbe devastante. Mettiamo in pratica tutto quello che abbiamo imparato per contrastare il coronavirus. Limitiamo quindi i contatti ravvicinati e le attività non essenziali. Dobbiamo utilizzare concretamente la mascherina e fare attenzione alla igiene delle mani. Ricordiamoci che il nostro agire è riuscito a fare la differenza in primavera».
La lettura dei dati odierni - Merlani offre infine una lettura dei numeri odierni. «È tipico che il lunedì mattina il dato sia più piccolo (il riferimento è ai 147 casi odierni rispetto ai 250 dei giorni scorsi). La cifra non vuol dire quindi un rallentamento del virus. La domenica non si riesce ad effettuare lo stesso numero di tamponi rispetto agli altri giorni. Non a caso il dato del martedì è quasi sempre il più alto della settimana».
Per quanto concerne il numero delle persone che finiscono in ospedale, il Medico cantonale aggiunge: «Si tende a ricoverare di più rispetto a questa primavera. In ospedale troviamo quindi persone con uno stato di salute non così compromesso come era nel mese di marzo». Ma aggiunge: «Ricordiamoci che, con tutta la Svizzera, siamo tra i più alti d'Europa per tasso di positivi ed è nettamente in crescita il numero dei pazienti ricoverati. Abbiamo meno ricoveri per numero di positivi, ma le persone finiscono ancora in terapia intensiva e, a volte, muoiono».
Aiutare il contact tracing - Il medico cantonale non nasconde le difficoltà del contact tracing: «È sempre più difficile stare dietro a tutti i casi. Se qualcuno avverte dei sintomi, resti a casa e inizi a redigere la lista delle persone con cui è stato in contatto: questo fa risparmiare un sacco di tempo al servizio di contact tracing. Fino a che non si riceve il risultato del tampone, si invita a restare a casa».
Anziani, ma non solo - Infine, sulla tipologia di pazienti: «È più o meno la stessa rispetto alla prima ondata - conclude Merlani -. L'età media sta tornando ad essere quella del picco. E lo stesso vale per la comorbidità. Al Moncucco l'età media dei ricoverati è di 74 anni, a Locarno 70. Buona parte sono persone con altre patologie, ma questo non vuol dire che il 100% dei ricoverati siano tutti anziani e malati. Finiscono in ospedale anche giovani in buona salute».
Merlani sul'eventualità di avere le cure intense piene per i primi di novembre: «Stiamo cercando di non arrivare a quel punto. Se le misure non si mettono in atto e non sono seguite però il rischio è quello».
Gobbi: «Il nostro obiettivo ora è di procedere passo per passo. Guardando gli effetti delle misure adottate. Più il virus si diffonde e più aumenta il numero degli ospedalizzati anche se è diverso da quello di questa primavera. La preoccupazione è proprio quella di gestire questo numero senza andare in sovraccarico, tutelando oltre che la salute pubblica, ma anche chi lavora in ambito sanitario».
Merlani sui test rapidi: «Non sono molto più rapidi nel rintracciare la malattia. Ma sono meno specifici e meno sensibili».
Gobbi spiega il perché delle misure odierne: «Ci affidiamo al Medico cantonale e a un gruppo di accompagnamento che produce delle previsioni. Queste previsioni ci hanno portato a intervenire in maniera proattiva indipendentemente da quanto deciderà l'Autorità federale».
De Rosa sulla gestione delle strutture ospedaliere: «Ci troviamo davanti all'arrivo del freddo e dell'influenza stagionale. Ci troviamo come in una maratona. Non dobbiamo avere fretta e resistere sulla lunga durata».
È il momento delle domande
Merlani: «Al Moncucco l'età media dei ricoverati è di 74 anni, a Locarno 70. Buona parte sono persone con altre patologie, ma questo non vuol dire che il 100% dei ricoverati siano tutti anziani e malati. Finiscono in ospedale anche giovani in buona salute».
Merlani: «La tipologia di paziente oggi è più o meno la stessa rispetto alla prima ondata. L'età media sta tornando ad essere quella del picco. E lo stesso per la comorbidità».
Merlani: «Per quanto riguarda il contact tracing è difficile stare dietro a tutti i casi. Fino a che non si riceve il risultato del tampone, si invita a stare a casa. Lo stesso se credete di essere stati in contatto con una persona positiva, ma attendete di essere contattati».
Merlani: «È nettamente in crescita il numero dei pazienti ricoverati. E chiaro che abbiamo meno pazienti ricoverati per numero di positivi, ma le persone finiscono ancora in terapia intensiva e, a volte, decedono».
Merlani: «Siamo, con tutta la Svizzera, tra i più alti d'Europa per tasso di positivi, anche se non siamo tra i cantoni più colpiti».
Merlani: «Sembra che ci sia la tendenza a ricoverare un po' prima. Sono quindi persone con uno stato di salute non così compromesso come era nel mese di marzo».
Merlani ricorda i numeri odierni. «È tipico che il lunedì mattina il dato sia più piccolo. La cifra non vuol dire quindi un rallentamento. La domenica, infatti, non si riesce a fare lo stesso numero di tamponi che si fanno durante la settimana. Non a caso il martedì il dato è quasi sempre più alto rispetto al resto della settimana».
De Rosa: «Desideriamo lanciare un nuovo segnale alla popolazione ricordando che il nostro agire è riuscito a fare la differenza in primavera».
De Rosa: «Molti già lo fanno, ma non tutti. È importante richiamare alle scelte individuali, scelte che possono proteggerti. Gli atteggiamenti virtuosi possono mettere in sicurezza sé stessi e gli altri. Dobbiamo fare il massimo per scongiurare un lockdown che sarebbe devastante. Mettiamo in pratica tutto quello che abbiamo imparato per contrastare il coronavirus. Dobbiamo limitare quindi i contatti ravvicinati e le attività non essenziali. Dobbiamo utilizzare concretamente la mascherina e fare attenzione alla igiene delle mani».
De Rosa: «Gli interventi devono essere tempestivi e proporzionati. Nessuno vuole il lockdown, ma bisogna adottare misure accettabili per l'economia e la società. Si tratta di compromessi per un bene collettivo, quello della nostra salute. Dobbiamo fare tutto il possibile per evitare misure più severe per il futuro prossimo. Ed evitare di intasare le strutture ospedaliere».
De Rosa: «La situazione è molto seria e delicata. Crescono i ricoveri in ospedale e potremo constatare solo tra un paio di settimane gli effetti delle misure che decidiamo di prendere oggi».
Gobbi: «Queste disposizioni saranno valide dal 28 ottobre fino al 30 novembre. L'uso della mascherina vale già da domani».
Gobbi: «Sono vietati incontri tra più di 15 persone e sono vietati gli sport amatoriali di contatto (tranne che per i più piccoli), e al ristorante si dovrà sottostare al distanziamento di un metro e mezzo fra i tavoli e un massimo di 4 persone al tavolo».
Gobbi: «Le mascherine. Andranno usate anche all'aperto e nelle aree dei mercati laddove non è possibile mantenere le distanze di sicurezza».
Gobbi: «L'incontro odierno del Governo ha permesso di fare il punto della situazione. Il nostro approccio non cambia. Al centro continuiamo a mettere tempestività e proporzionalità delle misure. Che siano corrette. Solo così avremo la certezza che la popolazione accetti e le metta in atto, ma devono essere sopportate e supportate da ogni cittadina e ogni cittadino. Abbiamo sempre invocato un atteggiamento rispettoso delle specificità regionali. La situazione sanitaria non è la stessa per ogni Cantone. E per questo ognuno deve poter introdurre le misure che ritiene ideali per la propria situazione. In attesa delle decisioni di mercoledì abbiamo deciso di giocare d'anticipo».