Le dichiarazioni sono arrivate a margine di una riunione del Consiglio per i diritti delle donne delle Nazioni Unite.
NEW YORK - Difende la neutralità della Svizzera e dice chiaramente che questo «non è il momento di fare cambiamenti» né tanto meno eccezioni. Il "no" alla vendita di armi alla Germania (e indirettamente all'Ucraina anche se Berlino smentisce seccamente l'intenzione) è "ammorbidito" anche con i rimandi legislativi su cui si fonda la Confederazione.
Lo ha detto da New York, davanti ai giornalisti, Alain Berset a margine di una riunione del Consiglio per i diritti delle donne delle Nazioni Unite. A riferirlo è stato il quotidiano 20Minuten.
«Dato il nostro quadro giuridico in Svizzera, le esportazioni di armi non sono possibili» ha detto Berset, ribadendo la linea del governo. «Vogliamo mantenere questo quadro di legge» facendo intendere che la Svizzera proseguirà con il suo assetto normativo basato anche sulla neutralità.
Berset ha quindi sbarrato la strada a ogni ipotesi di rivendere i carri armati Leopard alla Germania: il timore è che Berlino - nonostante le rassicurazioni fornite a Berna - possa poi rivenderli a Kiev.
La Germania ha annunciato il trasferimento dei carri armati Leopard 2 all'Ucraina e, come ha espresso nella richiesta presentata al governo svizzero, vuole colmare le lacune nell'artiglieria della Bundeswehr riacquistando alcuni carri armati - di cui non è ancora noto il numero - dalla Svizzera.
Stando alle dichiarazioni di un portavoce del ministero della difesa tedesco, si sarebbe potuto escludere contrattualmente che i carri armati provenienti dalla Svizzera venissero poi ceduti all'Ucraina.
Nei giorni scorsi sul tema era intervenuto anche il capo dell'esercito che aveva comunque fatto intendere che la Svizzera - nel caso il parlamento si fosse espresso favorevolmente - avrebbe potuto mettere a disposizione soltanto una dozzina di carri armati Leopard. L'esercito svizzero ne ha a disposizione 134 (in servizio), mentre 96 sono in deposito.
Ma il no della politica, a meno di stravolgimenti legislativi di cui non se ne intravedono i segnali, a questo punto mette la parola fine a qualsiasi ipotesi anche di una vendita seppur limitata a pochi mezzi. Sono ancora le parole di Berset a suffragare l'orientamento politico elvetico sulla questione: «È assolutamente logico e normale avere questo tipo di discussione in questo momento, ma vogliamo rimanere abbastanza conservatori e moderati su questi temi».