INDIASvizzera stuprata, "non condannateli a morte"

NEW DELHI - La campeggiatrice svizzera stuprata da un gruppo di uomini vicino a un villaggio del Madhya Pradesh, nell'India centrale, ha chiesto che i suoi aggressori "non siano condannati a morte". Lo riferisce un comunicato dell'ambasciata di Svizzera a New Delhi.

In una lettera al governatore del Madhya Pradesh, la turista elvetica "ha espresso il suo forte desiderio di un processo veloce e perché sia fatta giustizia", si legge nella nota. Lei e il suo compagno hanno anche sottolineato che "agli accusati non dovrebbe essere inflitta la pena capitale".

La coppia ha inoltre promesso alle autorità indiane la sua collaborazione nel procedimento giudiziario e ha assicurato che comparirà "attraverso videoconferenza" durante il processo. La donna di 39 anni e il compagno hanno lasciato l'India ieri dopo aver collaborato con la polizia nelle indagini.

Su richiesta degli investigatori, i due, che si trovavano a New Delhi, sono ritornati sul luogo della violenza nel distretto di Datia, dove lo scorso 15 marzo si erano accampati per passare la notte prima di riprendere il loro viaggio in bicicletta verso Agra. È quella sera che fu perpetrata l'aggressione sessuale.

Pochi giorni dopo il fatto, la polizia aveva identificato e arrestato sei giovani appartenenti a una comunità tribale della zona. Gli investigatori hanno anche recuperato il computer portatile e la macchina fotografica che erano stati sottratti alla coppia.

I sei uomini sono stati incriminati martedì per stupro di gruppo e rapina. La polizia ha presentato i capi di imputazione in un fascicolo di circa cento pagine in cui sono allegate anche le perizie mediche e altre prove considerate schiaccianti dagli inquirenti. Il processo, per direttissima, dovrebbe iniziare sabato, secondo quanto riportato dalla stampa indiana.

Ats Ans