Tre anni di carcere e una multa per il 60enne svizzero di origini turche
ZURIGO - All’apparenza era un normale negozio di frutta e verdura come tanti altri. Ma nella rivendita sulla Langstrasse a Zurigo si compivano ben altri traffici.
L'accusa - Il proprietario, uno svizzero di 60 anni di origine turche, è infatti finito davanti al giudice - e condannato - con l’accusa di aver riciclato denaro. L’uomo è infatti stato accusato di aver accettato soldi provenienti dal traffico internazionale di cocaina, gioco d'azzardo illegale e altri crimini allo scopo di riciclarlo. In totale sarebbero stati ripuliti circa 10,5 milioni di franchi. Ma dopo diversi anni di indagini e sorveglianza dei cellulari, la polizia cantonale di Zurigo lo ha arrestato nel settembre del 2023.
La giustificazione - Il guadagno ottenuto dal fruttivendolo ammonterebbe a 100mila franchi. Come giustificazione al suo comportamento il 60enne avrebbe spiegato alla corte come si fosse trovato in difficoltà economiche a causa della pandemia e di un cantiere davanti al negozio. «Ho dovuto pagare l'affitto, l'elettricità e tutto il resto», ha detto il 60enne riguardo alle motivazioni, sottolineando come si sarebbe opposto se avesse saputo quali persone erano coinvolte. Tra i suoi “clienti” figuravano nomi noti dei cartelli della droga di Zurigo e della mafia del gioco d'azzardo turco-svizzera.
Il tribunale - La corte ha descritto lo svizzero di origini turche come “l’ingranaggio di una rete criminale”. E l’imputato già nel 2017 aveva ricevuto una multa di 8.400 franchi per aver impiegato stranieri senza permesso di soggiorno. Nel 2016 è stato condannato per evasione doganale e ha dovuto pagare una multa di 15mila franchi.
Decisione - Per evitare un lungo processo, l'avvocato dell'imputato ha negoziato un accordo: una pena detentiva di tre anni, di cui il proprietario del negozio dovrà scontare sei mesi (vengono conteggiati i 69 giorni di custodia cautelare). «La punizione è appena sufficiente», ha detto il giudice. Inoltre l'imputato ha ricevuto una multa di 200mila franchi e deve pagare 123mila franchi di spese procedurali. «La punizione va bene», ha detto il 60enne davanti all'aula dopo l'udienza.