I genitori sono indignati: «Nostro figlio ha sbagliato, ma è stato usato come capro espiatorio»
FIESCH (VS) - Fa discutere l'arresto di un dodicenne avvenuto lo scorso 19 gennaio all'impianto di risalita di Fiesch nel Vallese. Al ragazzo viene contestato di aver postato immagini pornografiche in un gruppo WhatsApp.
Secondo i genitori, Michel* è il capro espiatorio di una situazione venutasi a creare tra un gruppo di amici. L'arresto di Michel è infatti avvenuto davanti a diversi compagni di classe, durante la settimana bianca. Per loro, quindi, si poteva gestire diversamente.
Sono indignati Margrit (38 anni) e Yves Strauss (42 anni) del comportamento assunto dagli agenti. «La polizia - ha dichiarato arrabbiato il padre - non ha mostrato alcuna sensibilità nei confronti di nostro figlio». È infastidito dal fatto che suo figlio sia stato portato via in pubblico. La mamma Margrit aggiunge: «Soprattutto con i bambini, si dovrebbe fare in modo che alla fine non tutti nel villaggio lo sappiano». Insomma, per i genitori la protezione del figlio è venuta a mancare.
Stando a quanto raccontato dal Blick, il ragazzo è colpevole di aver postato immagini pornografiche in un gruppo WhatsApp privato, a cui lui e alcuni compagni di classe sono iscritti. Ha inoltrato in totale quattro file, tra immagini e Gif animate che mostrano adulti che fanno sesso tra loro. Una, in particolare, rappresenta un'automutilazione nell'area genitale, probabilmente un falso, scrive il Blick.
Interrogato da solo - Una volta portato alla stazione di polizia, Michel ha dovuto affrontare le dure domande dei poliziotti. Da solo. Solamente mezz'ora dopo arriva il padre a cui viene consegnato il cellulare del figlio, precedentemente confiscato.
I genitori sono dunque convinti che gli agenti avrebbero potuto portare il figlio alla stazione di polizia senza che tutto il villaggio venisse a saperlo, evitando questo arresto plateale. Tuttavia, l'arresto avvenuto all'impianto di risalita - ha verificato un avvocato - è stato legale. Un episodio che segnerà Michel per sempre: «Ora il nostro ragazzo viene ostracizzato», dice Yves Strauss. La Polizia cantonale del Vallese ha replicato al Blick: «L'operazione in questione è stata effettuata in uniforme a discrezione dell'agente di polizia».
La denuncia è partita dal preside della scuola - Per comprendere meglio la vicenda, bisogna però fare un passo indietro. Qualche mese prima, i genitori di uno dei membri del gruppo avevano scoperto le foto sul cellulare del figlio. Vedendo che erano state inoltrate da Michel, non hanno perso tempo e hanno contattato i suoi, chiedendo loro di occuparsene. A quel punto, spiegano Yves e Margrit Strauss lo hanno fatto: «Abbiamo spiegato a nostro figlio che non era un comportamento accettabile e lo abbiamo punito». Al ragazzo è stato chiesto di consegnare il cellulare. Pensavano fosse risolta. Molto probabilmente la donna ha mostrato le immagini al preside della scuola locale, Martin Fux, che a sua volta ha informato la polizia, ha dichiarato al Blick. È stato obbligato a farlo, in quanto la condivisione di immagini pornografiche è un reato ufficiale, una volta messo al corrente della vicenda ha dovuto contattare le autorità.
Nel frattempo ci si chiede quanti siano i ragazzini coinvolti in questa vicenda. Michel, dal canto suo, ha spiegato di non averle caricate ex novo sul gruppo, ma solo di aver ripostato immagini e video. Anche un altro compagno di classe aveva precedentemente scaricate da una chat di classe e poi ricondivise nel gruppo di tempo libero. I genitori di Michel, insomma, pur ammettendo che il loro figlio si sia comportato male, si augurano che lo stesso trattamento riservatogli venga adottato anche per gli altri. Oltre a Michel, che ha ricevuto dal tribunale dei minori l'ordine di sottoporsi a tre ore di consulenza presso l'ufficio cantonale per i problemi di salute sessuale, sono in corso procedimenti nei confronti di almeno altri due bambini del gruppo WhatsApp del tempo libero.