I democentristi «rifiutano le avventure straniere con una garanzia statale de facto».
BERNA - Niente avventure all'estero con i soldi dei contribuenti: se Swisscom vuole espandersi in Italia acquisendo la filiale locale del gruppo inglese Vodafone deve prima essere privatizzata: è la posizione dell'UDC sulla possibile operazione da 8 miliardi di euro del gruppo telecom svizzero di proprietà per il 51% della Confederazione.
Swisscom ha già alle spalle una lunga serie di attività estere in perdita e che hanno portato alla cancellazione di miliardi di franchi (Ungheria, India, Malaysia, Germania, Italia), argomenta il principale partito svizzero in un comunicato odierno. Ad esempio nel 2005 Swisscom aveva tentato di rilevare la società irlandese Eircom ma su pressione dell'allora consigliere federale Christoph Blocher l'acquisizione era stata vietata: nel 2011 Eircom ha avviato una procedura di insolvenza a causa di debiti per un totale di 4 miliardi di euro.
Il settore delle telecomunicazioni è un mercato altamente competitivo: i margini sono in calo e gli investimenti necessari elevati. Secondo l'UDC il fatto che Swisscom voglia espandersi in Italia può essere la cosa giusta da fare dal punto di vista imprenditoriale. Ma la Confederazione, e quindi il contribuente svizzero, diventa in tal modo in gran parte responsabile dei rischi aziendali.
Nella prossima ora delle domande in parlamento il consigliere nazionale lucernese Franz Grüter (UDC/LU) chiederà quindi al governo se le acquisizioni all'estero di tale portata sono consentite e possono essere decise autonomamente dall'impresa.
«Swisscom e il mondo politico sono a un bivio. Attualmente la società è in maggioranza di proprietà della Confederazione con un mandato di servizio universale. Se vuole una completa libertà imprenditoriale deve essere privatizzata. L'UDC Svizzera rifiuta le avventure straniere con una garanzia statale de facto», conclude la nota.