Via libera, in virtù della neutralità elvetica, soltanto ai civili. I militari non saranno ammessi.
BERNA - La Svizzera ha ricevuto due richieste d'ammissione di civili ucraini malati. Una riguarda malati gravi, l'altra bambini, alcuni dei quali con gravi disabilità. In linea di principio la Svizzera è disposta ad accettare un certo numero di civili per le cure, indica oggi la Conferenza dei direttori cantonali della sanità (CDS).
Ieri l'ambasciatore ucraino Artem Rybchenko aveva menzionato le richieste, parlando di circa 150 bambini bisognosi di cure, in un incontro con la stampa.
Secondo la CDS le questioni del trasporto, dello statuto di protezione e del finanziamento sono in linea di massima state in chiarite. È già stato creato un gruppo di esperti che riunisce medici di vari ospedali per valutare i dossier di coloro che hanno bisogno di cure. Tale comitato proporrà agli ospedali coinvolti gli eventuali pazienti da ricoverare.
In attesa dei dossier - I nosocomi interpellati sono d'accordo con tale procedura, precisa la CDS. Secondo quest'ultima il trasferimento in Svizzera dei malati acuti potrà iniziare non appena saranno disponibili dossier sufficientemente precisi. Al momento mancano però ancora le cartelle cliniche dettagliante. Oggi la CDS non è quindi in grado di fornire informazioni sul calendario.
Il numero di bambini da accogliere è stato rivisto al ribasso: dai 155 iniziali si è scesi a circa un centinaio. La maggioranza di loro ha bisogno di cure di lunga durata, anche perché a volte sono affetti da problematiche sia fisiche che psicologiche. L'Ucraina sta elaborando una nuova lista. Occorrono comunque maggiori informazioni per valutare i bisogni di cure e di assistenza. In alcuni casi l'assistenza sul posto potrebbe rivelarsi più opportuna.
Nessuna ammissione di militari feriti - Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) non ha dato il nullaosta all'ammissione di uomini feriti provenienti dall'Ucraina, anche se i Cantoni erano disposti a farlo. Il ministero diretto da Ignazio Cassis ha addotto motivi legati alla politica svizzera di neutralità, che impedisce di accogliere pazienti militari, che poi ritornerebbero al fronte. Una distinzione tra feriti civili e militari è spesso difficilmente possibile, sottolinea il DFAE.