Per gli esperti del settore medico i datori di lavoro dovrebbero avere un po’ più di fiducia nei propri dipendenti. I certificati medici sono costosi e non servono a niente
BERNA - L’influenza dilaga in Svizzera. Il Ticino è in testa alla classifica. Si moltiplicano le visite mediche. Ma c’è anche chi, nonostante tosse, raffreddore e febbre decida di non andare dal dottore e curarsi da solo. Che fare però quando il datore di lavoro, dopo tre giorni di assenza, chiede al dipendente di portare un certificato medico?
Per l’esperto di casse malati, Felix Schneuwly di Comparis, si tratta di una cattiva abitudine delle aziende. «Chiedere un certificato di malattia per una influenza non ha senso», ha dichiarato al portale 20 Minuten, facendo notare che una richiesta simile non fa altro che aumentare il via vai dai medici per qualsiasi stupidaggine. Insomma si finisce che uno vada dal dottore per un semplice mal di gola. «E visti i costi della salute, non mi sembra proprio un bel segnale», ha aggiunto.
Anche il rapporto di fiducia tra direzione e lavoratore potrebbe deteriorarsi. «La necessità di giustificare per iscritto un’influenza potrebbe creare inutili tensioni» spiega Schneuwly. Il lavoratore viene in pratica costretto a recarsi dal medico anche se la visita non è necessaria. «Dovrebbe essere la persona malata a decidere se recarsi o meno dal dottore».
I certificati vengono ad ogni modo poco considerati dagli esperti delle casse malati. «Hanno scarso valore. Quale medico si rifiuta di fare un certificato perché considera il paziente non abbastanza malato?» - domanda retoricamente Schneuwly.
Ad ogni modo non esiste una regola per la presentazione del certificato. In sostanza il capo ha il diritto di domandarlo anche fin dal primo giorno di assenza, anche se è consuetudine richiederlo solo dopo 3 o 4 giorni di malattia.