C'è stato un tempo in cui il Circo Bianco si godeva un artista vincente e scanzonato, verso il quale era facilissimo simpatizzare
Il 47enne statunitense è nella ristretta cerchia di campioni capaci di vincere in tutte le discipline: «Ho fatto un sacco di errori e cose stupide, ma alla fine sono riuscito a fare tutto nel modo in cui volevo. Penso sia stato il mio più grande successo».
EASTON - Un campione e un grande personaggio. Un atleta con una marcia in più e dallo stile unico. Vincente e naïf, sorprendente in tutti i sensi. Stiamo parlando di Bode Miller e sono passati quasi 22 anni dal suo primo trionfo in Coppa del Mondo, datato 9 dicembre 2001. Era il Gigante in Val d'Isère e al via c’era ancora anche il grande Michael Von Grünigen, quinto in quell’occasione. Sono invece già 12 quelli trascorsi dal suo ultimo ruggito a Beaver Creek, quando - e qui la mente torna al 2 dicembre 2011 - si impose in Discesa davanti al nostro Beat Feuz, altro fuoriclasse che, proprio come Bode e Mike, di certo merita un posto tra gli Indimenticabili dello Sport. Oggi siamo qui però per raccontarvi di “Cowboy Miller”, uno che nella vita ha conosciuto gioie e amori, ma anche drammi che ti segnano nel profondo.
Fuori dagli schemi
Bode nasce a Easton, nel New Hampshire, il 12 ottobre 1977. I genitori (hippy) crescono i quattro figli in una casa presso le foreste di Franconia, senza comfort come l'elettricità e l'acqua corrente. I piccoli non frequentano le scuole tradizionali, ma è la madre a occuparsi della loro prima istruzione. A tre anni “conosce” lo sci, feeling immediato e amore a prima vista.
Primi passi e trionfi
Classe, potenza e una sciata non convenzionale. Doti nel DNA dello statunitense, che esordì in CdM nel 1997. È qualche anno dopo che “l'artista” si prese i riflettori con tutta la sua irruenza e con una doppietta rimasta impressa nella mente degli addetti ai lavori. Domenica 9 e lunedì 10 dicembre 2001. A 24 anni, Bode vinse in poco più di 24 ore il già citato Gigante in Val d’Isère e lo Slalom a Madonna di Campiglio. Seguirono - nonostante tutto, tra infortuni, qualche pazzia e “pause di riflessione” - altre 31 vittorie in CdM. Tutti concordi nel dire che ne avrebbe potute ottenere anche molte ma molte di più… Ad ogni modo l'America scoprì e iniziò a coccolare il suo campione, atteso da molti anni. I numeri ci dicono che Miller è stato tra i migliori, ed è entrato nella ristretta cerchia di campioni polivalenti capaci di vincere almeno una volta in tutte le discipline (solo 4 prima di lui).
"Bodemobile" e momenti iconici
“Free”, libero. Bode Miller lo è sempre stato. Se tante volte ha fatto parlare di sé per le sue imprese in pista, altre lo ha fatto per la vita privata e gli eccessi. Amava la birra e le serate, tanto che nel 2006 ammise candidamente di aver già gareggiato in stato di "ebbrezza": «In alcune occasioni le mie performance sono state influenzate dall'alcool, a volte in positivo, altre in negativo. Non è facile affrontare così uno Slalom…». Nel 2007/08 creò il Bode Team America, distaccamento autorizzato dalla Federsci statunitense. Anticonformista, tra una prova e l’altra passava il tempo nella sua “Bodemobile”, roulotte attrezzata per tutte le evenienze e con la quale girava il mondo. Tanti i momenti iconici nella sua carriera, e non si parla solo di vittorie. Memorabile il numero sui teloni a Kitzbühel, indimenticabile la Discesa valida per la Combinata affrontata a Bormio il 3 febbraio 2005, quando perse lo sci sinistro dopo soli 15 secondi di gara e completò il tracciato - con passaggi che mettono i brividi alle persone normali - su una gamba sola. Il tutto sorridendo e rubando la scena a chi poi si prese le medaglie iridate. Viva la “Miller-mania”.
Drammi
In carriera ha rischiato tanto e non sono mancati gli infortuni, ma i colpi più duri li ha incassati dalla vita. Nel 2013 pianse la scomparsa del fratello minore Chelone (detto Chilly), deceduto nel sonno a soli 29 anni per una crisi epilettica. Era uno snowboarder promettente che puntava alle Olimpiadi del 2014. E proprio ai Giochi di Sochi Bode visse forti emozioni, soprattutto quando affrontò la folla di giornalisti dopo il bronzo conquistato in superG. «Oggi gli avevo chiesto di aiutarmi e così è stato, i centesimi sono stati dalla mia parte. Potete chiamarla fortuna, ma io credo che sia qualcos'altro. Se questa medaglia mi ripaga di tutte le sofferenze? Assolutamente no, avrei preferito riavere indietro mio fratello». Altra botta, devastante, nel giugno 2018. Bode perse la figlia Emeline, di soli 19 mesi e avuta con la moglie Morgan Beck. La bimba è tragicamente annegata in una piscina di Cota de Caza, nei pressi di Los Angeles, dove i vicini avevano organizzato un rinfresco. «Mai nella vita avrei potuto pensare di provare un dolore simile».
L’addio ufficiale
«Il momento era arrivato da un po’. Lo sci è uno sport rischioso, ci sono tante cose che possono andar male. Non è più fattibile per me». Dopo un lungo tira e molla ha annunciato il proprio ritiro il 31 ottobre 2017. Quel giorno si spensero le speranze di rivederlo in pista e calò il sipario su una carriera sontuosa condita da 6 medaglie Olimpiche (un oro a Vancouver 2010) e 5 ai Mondiali (quattro ori, un argento). In Coppa del Mondo ha vinto 33 gare (79 podi). Nella sua bacheca ci sono 2 generali (2005, 2008) e 6 coppette di specialità. «Non ho rimpianti. Ho avuto una carriera lunga e le cose hanno seguito il loro corso. Certo ho fatto un sacco di errori e di cose stupide, ma alla fine sono riuscito a fare tutto nel modo in cui volevo. E penso che questo sia il mio più grande successo», il commento dell’inimitabile Bode, che ha corso l’ultima gara a 37 anni. Erano i Mondiali del 2015 a Beaver Creek, dove cadde e si infortunò durante il superG - in quel momento era virtualmente al comando - procurandosi anche una profonda ferita alla gamba destra, poco sopra il polpaccio.
Fu l’ultimo ballo di un campione scanzonato e che tutti gli appassionati hanno amato. Era facile farlo. Facile voler bene e simpatizzare per un personaggio puro e in fondo rivoluzionario. Uno che ha sempre rischiato e corso con coraggio.