Campioni solo sulla carta: c’è già chi non vincerà il Mondiale
Pecco Bagnaia, Jorge Martin e Marc Marquez; gli altri hanno bucato.
BARCELLONA - È inverno, i progettisti e gli ingegneri lavorano alacremente davanti ai loro computer, al CFD, in galleria del vento o al banco prove, pensando, provando, immaginando mille scenari. I piloti, dopo le vacanze, iniziano la preparazione fisica e, nelle rare interviste che rilasciano, dichiarano immancabilmente che nella stagione alle porte lotteranno per giocarsi il Mondiale. Arrivano i primi test in Malesia e già dopo un giorno i record vengono sbriciolati, mentre speranze e sogni si ingrandiscono. Poi, passa una gara, due, tre e, un po’ alla volta, mentre c’è chi si ritrova davvero in lotta per la corona, c’è anche chi, lentamente ma inesorabilmente, inizia ad allontanarsi.
Non aveva vinto neppure una prova, lo scorso anno, la KTM (le Sprint in questo senso non contano), anche se c’era andata vicino in qualche occasione sia con Brad Binder (la Thailandia, per esempio) sia con Jack Miller (nel gran finale di Valencia). Ma questo 2024 doveva essere per Mattighofen l’anno dell’attacco alla Ducati. La punta degli arancioni? Ovviamente Binder, con Miller già considerato out dal team ufficiale a fine stagione ancora prima del via, per far spazio all’astro nascente Pedro Acosta. Il povero Jack finora ha rispettato le aspettative, 24 punti in 10 gare, una media di 2.4. Deprimente. Ma la vera nota negativa è il sudafricano, che ha iniziato bene (secondo in Qatar), ma poi è andato via via sparendo dai radar, annullato dalla stella Acosta e apparso sempre più in stato confusionale: a Le Mans per dire, è caduto ben tre volte in un giorno, un disastro. Che non sia l’uomo giusto per puntare in alto, in Austria lo hanno capito. Così che, dovesse arrivare in KTM uno come Jorge Martin o Marc Marquez, malgrado il contratto 2025 per il povero Brad è già accesa la freccia che indica la direzione per la GasGas.
Se a Mattighofen piangono, a Noale non ridono. Anche per l’Aprilia questa doveva essere la stagione nella quale giocarsi regolarmente podi e vittorie. Il weekend perfetto c’è stato ad Austin, con Viñales re nella Sprint e in gara, ma poi sono stati soprattutto i rimpianti a pesare sul borsino. Maverick è comunque quinto in campionato, primo pilota non Ducati, ma un acuto ogni tanto non può bastare per chi ormai sembra avere una moto che può ambire a molto di più. E quindi, anche se la classifica ancora non lo condanna eccessivamente, anche Top Gun sarà costretto a guardare gli altri giocarsela. Così come il suo compagno Aleix Espargaró, che manda in scena gare discrete e poco altro, con la testa più al possibile ritiro che non alla pista. Magari i due si scateneranno a Barcellona, dove un anno fa dettarono legge, ma dovesse accadere, sarà poco più di un fuoco di paglia.
E senza considerare Acosta, perché nessuno gli sta chiedendo nulla in questo primo anno in MotoGP, veniamo all’altro potenziale favorito della vigilia che non vincerà il Mondiale (e perderà la sella della Ducati): Enea Bastianini. Che va forte, è regolare, ma non sembra avere dentro il fuoco sacro e la cattiveria agonistica che anima il compagno Bagnaia, Martin e Marc Marquez. Perché, lo abbiamo capito, il Mondiale sarà una cosa tra loro tre. E sarà una lotta divertentissima.