«Sono di Ambrì ma la stagione più importante della carriera è stata a Langnau»
«Abbiamo tutto un cantone alle spalle che ci spinge».
PORRENTRUY - La favorita, quella che in questa stagione ha giocato in National League, è sull’orlo del precipizio. Ha perso le prime due partite della serie e questa sera, in casa, ha forse l’ultima possibilità di rientrare. Cadere ancora vorrebbe dire concedere tre match-point alla sfavorita, quella che negli ultimi mesi ha lottato in cadetteria. Stiamo ovviamente parlando di Ajoie e La Chaux-de-Fonds, con i primi disperati e i secondi lanciatissimi. Gara-3 (dalle ore 20 a Porrentruy) riaprirà o spaccherà definitivamente la serie. Gara-3 è quella nella quale spera di poter lasciare il segno anche Patrick Petrini, ticinese d’esportazione che sta mettendosi in luce con i neocastellani.
«Sto vivendo una bellissima esperienza - ci ha confidato il 21enne leventinese - Lo spogliatoio è unitissimo, abbiamo tutto un cantone alle spalle che ci spinge, che ci fa sentire importanti in ogni momento, e poi stiamo ottenendo grandi risultati».
I playoff vinti, ora lo spareggio…
«Che ci fosse la giusta carica l’ho capito immediatamente, quando sono arrivato dal Langnau (a La Chaux-de-Fonds Patrick è in prestito). Abbiamo chiuso bene la stagione e poi disputato grandi playoff vincendo contro un Olten veramente forte. L’Ajoie è ora una bella sfida, che stiamo affrontando con grande entusiasmo».
Comunque finisca la serie, il futuro di Petrini è in National League, a Langnau.
«Ma non per questo mi sto impegnando meno, anzi. Con i Tigers ho ancora un anno di contratto, spero di potermi ritagliare lo spazio giusto, quello che a causa della mononucleosi per la quale mi sono dovuto fermare per quattro mesi, quest’anno non ho trovato. So però che dovrò lavorare duramente: con l’aumento del numero di stranieri il livello è diventato altissimo».
Tutta la trafila in biancoblù fino a 16 anni e poi Langnau, per crescere ancora.
«Sono di Ambrì, sono cresciuto con quei colori addosso. La stagione più importante della mia carriera è però stata quella 2020/21, cominciata con gli U20-Elit del Langnau».
E finita?
«In Prima squadra. Lì ho davvero realizzato che avrei potuto far diventare l’hockey un lavoro. Che avrei potuto fare il professionista».
Da attaccante che lascia il segno.
«Come Inti Pestoni, giocatore per il quale ho sempre avuto un debole. Lo guardavo e lo imitavo. Provavo a ripetere i suoi colpi».
Anche per caratteristiche fisiche…
«Esatto, l’ho sempre visto come un possibile esempio. Lui come Lino Martschini, un altro non enorme ma capace di entusiasmare».