Lorenzo Quadri, Consigliere nazionale, Lega dei Ticinesi
Il Consiglio federale afferma di voler risparmiare nel settore dell’asilo.
E sarebbe anche ora: a questa voce la Svizzera spende 4 miliardi di franchi all’anno, senza contare le spese che finiscono a carico dei Cantoni e dei Comuni.
Ma occorrerebbe sapere come intende muoversi in concreto il CF.
Una cosa deve essere chiara: per risparmiare nel settore dell’asilo bisogna fare in modo di avere sul territorio meno finti rifugiati. Il che significa espulsioni sistematiche e frontiere chiuse. E anche abrogazione dello statuto S privilegiato dei profughi ucraini. Statuto che però il Consiglio federale lo scorso 1° novembre ha deciso di prolungare in un colpo solo fino al marzo 2025.
Non vorremmo dunque che il concetto di “risparmi sull’asilo” del CF fosse in realtà una presa in giro. Nel senso che Berna prosegue con l’andazzo attuale, ed abbellisce i propri conti semplicemente scaricando i costi su Cantoni e Comuni! Costi che - senza una svolta radicale nella politica migratoria - continueranno a crescere in modo incontrollato. E alla fine la fattura la paga sempre il contribuente.
Visto che sull’asilo bisogna risparmiare, è il momento di finalmente seguire le orme della Gran Bretagna e di esternalizzare le procedure d’asilo in paesi extraeuropei, invece di continuare ad opporsi per motivi ideologici a questa prospettiva, come finora fatto da Baume Schneider. Con l’arrivo dal DFGP del nuovo “ministro” Beat Jans cambierà qualcosa? C’è da dubitarne.
Da non dimenticare: a Berna le maggioranze politiche ed il governo sognano di sottoscrivere il Patto ONU sulla migrazione, il quale mira ad introdurre la libera circolazione delle persone a livello mondiale, a trasformare l’immigrazione clandestina in un diritto umano, e ad istituire la figura del rifugiato climatico. Se è così che si pensa di risparmiare sulla spesa dell’asilo…
A proposito di ucraini. Di recente il portale Tio.ch ha reso noto l’epilogo della vicenda dell'automobilista ticinese che nei mesi scorsi è stato urtato da una vettura ucraina non assicurata. Morale della favola è che
1) il conto lo pagano ancora le istituzioni assicurative svizzere e
2) il ticinese danneggiato, per ottenere i risarcimenti che gli spettano, ha dovuto perdere tempo e nervi in defatiganti trafile burocratiche.
Ci piacerebbe proprio sapere quante auto ucraine non assicurate circolano sul nostro territorio.
E naturalmente ci piacerebbe anche sapere quanti profughi ucraini ricevono prestazioni sociali malgrado siano proprietari di veicoli di lusso.
Il Consiglio federale dice di voler risparmiare sull’asilo, ma poi accetta e anzi prolunga ad oltranza queste scandalose storture?